(tratto da una analisi di Kamran Bokhari per Geopolitical Futures dell’11 aprile 2024)
Teheran sta attraversando il momento più critico dalla rivoluzione khomeinista di quasi mezzo secolo fa. La transizione politica interna e i problemi ai confini con il Pakistan e l’Afghanistan, oltre alla prova di forza a Gaza nel Mar Rosso, potrebbero non poter essere gestiti tutti insieme.
Le tensioni nelle aree di confine col Pakistan sono particolarmente acute. Un recente attacco da parte di militanti sunniti nel sud-est dell'Iran ha provocato la morte di cinque agenti di polizia. A fine marzo le forze di sicurezza iraniane hanno combattuto 17 ore per neutralizzare i militanti che avevano attaccato due città nella provincia sud-orientale del Sistan e del Baluchestan. Secondo le dichiarazioni delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), gli uomini armati intendevano prendere il controllo delle basi militari dell'IRGC stessa nelle città portuali del Golfo Persico di Chabahar e Rask, entrambe situate sulla principale autostrada nord-sud, che corre lungo il confine col Pakistan. Il gruppo islamico sunnita di etnia baluchi noto come Jaish al-Adl ha rivendicato la responsabilità dell'attacco (nell’immagine in testata un gruppo di ribelli baluchi sventola bandiere del Baluchistan).
Jaish al-Adl e il suo predecessore Jundallah attaccano da lungo tempo l’IRGC nella provincia del Sistan e del Baluchestan, ma negli ultimi anni gli attacchi sono diventati più grandi e più frequenti. La provincia è stata teatro di proteste lunghe e intense dal 2022, quando la polizia iraniana uccise Mahsa Amini. Il clima politico è così precario che il capo religioso locale, Molavi Abdul Hamid Ismaeelzehi, nei suoi sermoni di preghiera del venerdì ha apertamente criticato il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, affermando che la repubblica islamica non può sopravvivere soltanto con la forza delle armi.
La tempistica degli attacchi suggerisce che il gruppo cerchi di sfruttare non soltanto il malcontento generale della minoranza etnica Baluchi, ma anche il più ampio conflitto in Medio Oriente. Gli attacchi costringendo Teheran ad affrontare due fronti: uno interno, uno esterno.
Chi offre sostegno esterno a Jaish al-Adl? Il 16 gennaio 2024 il governo di Teheran ha compiuto il passo senza precedenti di lanciare missili in Pakistan contro un presunto rifugio di Jaish al-Adl nella provincia del Baluchistan. L’Iran sospetta che il Pakistan faciliti gli attacchi di Jaish al-Adl per compiacere i suoi alleati arabi, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Il Pakistan però da anni deve gestire l’insurrezione separatista dei Baluchi anche sul proprio territorio, e ritiene a sua volta che l’Iran offra rifugio agli insorti. Perciò ha risposto all'attacco missilistico di Teheran con attacchi ai presunti nascondigli dei propri ribelli baluchi in territorio iraniano.
Nel frattempo i jihadisti transnazionali hanno aumentato gli attacchi sia contro l’Iran che contro il Pakistan, approfittando del vuoto di potere in Afghanistan, dopo il ritorno dei Talebani nell’agosto 2021. I jihadisti dello Stato islamico-Khorasan in Pakistan (ISKP) hanno organizzato diversi attacchi in Pakistan in collaborazione con il proprio braccio armato locale, il Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP).
Il TTP è concentrato sulla creazione di un proprio emirato nelle aree tribali nordoccidentali del Pakistan, lo ISKP invece organizza attacchi in Iran: il più recente il 4 gennaio nella provincia di Kerman, a ovest del Sistan e del Baluchistan. Jaish al-Adl, gruppo islamico sunnita, si oppone alla teocrazia sciita a Teheran e ha un’alleanza tattica con l’ISKP.
La regione di confine Iran-Pakistan-Afghanistan è al centro di una vasta rete multidirezionale di militanti armati e di criminali organizzati. Con i Talebani ancora in fase di consolidamento del potere in Afghanistan e con il Pakistan in fase di collasso, il fianco orientale dell’Iran è diventato vulnerabile anche in direzione nord, fino al Tagikistan, dove l’ISKP recluta un numero sempre maggiore di militanti, come dimostra l’attacco recente dell’ISKP alla sala da concerto alla periferia di Mosca.
L’Iran cerca di espandere la propria influenza nella regione grazie alla prevalenza della lingua farsi, anche nelle sue varianti afghana e tagica, ma il separatismo baluchi e il jihadismo sunnita minano sempre più la sua egemonia e quindi la possibilità di estendere il controllo sullo spazio marittimo ai propri confini. Chabahar è un porto chiave appena al di fuori dello Stretto di Hormuz, lo stretto passaggio che racchiude il Golfo Persico. È una struttura strategica perché l’Iran possa essere il nodo di collegamento fra le nazioni dell’Asia centrale e le acque navigabili del globo.
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