La questione cruciale del Mar Nero

22/05/2024

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha scatenato una guerra economica che ha reciso i collegamenti commerciali internazionali esistenti e riconfigurato le rotte commerciali del Mediterraneo, cambiando il quadro della sicurezza europea e minando il commercio internazionale. Ora il centro della contesa è il Mar Nero, in quanto chiave di accesso dall’interno dell’Asia (e della Russia) al Mediterraneo e quindi agli oceani. Il Mar Nero è sempre stato importante per gli scambi fra gli abitanti di tutta la vasta valle del Danubio e dei suoi affluenti con e quelli dei paesi Asiatici, come mostra la mappa a fianco.

Quasi non esistono mappe che mostrino l’Asia Centrale, il Mar Nero e il Mar Mediterraneo insieme, visti da un’unica prospettiva, perché i cartografi ancora adottano la prospettiva dell’Impero Romano, che è rimasta la prospettiva dell’Occidente sul Levante fino alla prima piena globalizzazione della storia, iniziata circa 30 anni fa. Dall’integrazione europea del 1992 in poi la prospettiva dell’Europa ha iniziato a cambiare, ed ovviamente ad adottare per prima la nuova prospettiva globale è stata la nuova Germania unificata. La mappa che abbiamo scelto di mettere in testata (dell’Istituto Aspenia) mostra proprio la prospettiva in direzione sudest a partire dal cuore economico, politico e geografico dell’Unione Europea, che è fra Germania, Olanda, Belgio, Francia.

Durante la guerra fredda il Mar Nero era poco più che un lago sovietico. Mosca apprezzava il passaggio senza restrizioni attraverso il Canale di Suez, che permetteva l’ampio commercio tra i suoi porti del Mar Nero e quelli dell’Estremo Oriente e offriva la possibilità di connessioni ed influenza in Egitto. Con la fine della Guerra Fredda la situazione cambiò: ora sei nazioni indipendenti si affacciavano sul Mar Nero e la NATO avviava una politica di allargamento per la pace. La Russia fu la prima nazione a diventare partner della NATO per la pace nel 1994. Nel 1998 aderirono al programma Ucraina, Romania, Bulgaria e Georgia. Nel 2004 Romania e Bulgaria divennero membri della NATO. La Russia collaborò al Consiglio Russia-NATO fino al 2008, quando invase la Georgia. Nel 2014 fu la NATO a sospendere la collaborazione con la Russia dopo l’annessione della Crimea. Le tensioni da allora in poi hanno continuato ad aumentare: esercitazioni militari da entrambe le parti, accuse di spionaggio e disaccordi sul controllo degli armamenti. La mappa a fianco mostra la situazione nel 2017, analizzata da Limes.

Nei primi venti anni del XXI secolo si sono moltiplicate le strutture per il trasporto di gas e petrolio dall’Asia centrale e dal Caucaso verso l’Europa, e tutte arrivano al Mar Nero. Oggi queste strutture sono ancor più importanti di prima, visto che non dovremmo più acquistare gas dalla Russia dopo l’aggressione all’Ucraina. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha deteriorato tutto il quadro di sicurezza europea. Tuttavia il Mar Nero non è più un “lago” controllato da Mosca, ma un’area che la Russia cerca di rivendicare per sé. La Russia vuole indebolire l’economia dell’Ucraina sia con gli attacchi di terra sia impedendole l’accesso al mare, fino a farla crollare e ridurla di nuovo al ruolo di paese satellite, inoltre vuole il pieno controllo del Mar Nero e libero accesso dal Mar Nero al Mediterraneo, ma il transito dall’uno all’altro mare è controllato dalla Turchia. Esaminare come la Russia interagisce con la Turchia, che a sua volta ha propri interessi strategici nel Mar Nero, è un indicatore chiave per il futuro del Mediterraneo.

Oggi la Russia considera la presenza di navi occidentali nel Mar Nero una attività terroristica. La guerra in Ucraina e le azioni della Russia nel Mar Nero sono solo l’inizio di una campagna più lunga volta a rimodellare il mondo per adattarlo ai propri obiettivi. L’Occidente sta rispondendo con cautela. Potrebbe cercar di assumere con decisione il controllo delle acque di collegamento fra i due mari, ma occorre valutare il ruolo del Corridoio centrale euroasiatico, che sta moltiplicando i trasporti terrestri dall’Asia al Mar Nero, con l’accordo di tutti i paesi asiatici, incluso l’Iran, e riduce la necessità di usare il canale di Suez e il mar Rosso, aumentando in parallelo l’importanza del ruolo della Turchia sia sul Mar nero sia sul mar Mediterraneo.

Se da un lato il Corridoio centrale solleva nuove questioni strategiche per l’Europa nei suoi rapporti con l’Asia centrale, dall’altro solleva anche interrogativi sulle relazioni sino-russe. La Russia considera l’Asia centrale saldamente all’interno della sua sfera di influenza, ma la Cina negli ultimi anni vi ha costantemente rafforzato la propria presenza, mentre l’Iran ambisce a coordinarsi con i piani russi e con quelli indiani. Il Mar Nero sta dunque emergendo come un’arena geopolitica cruciale, microcosmo delle trasformazioni che rimodelleranno il Mediterraneo.

La rivalità tra le potenze regionali e globali – Russia, Cina e Occidente – per l’egemonia oggi si gioca innanzitutto sul Mar Nero. Le decisioni sull’esplorazione delle risorse, sulla presenza militare e sui partenariati commerciali nel Mar Nero avranno effetti a catena in tutto il Mediterraneo. Il Mar Nero è oggi l’arena in cui mettere in pratica le più grandi ambizioni strategiche. Questo va ben oltre le semplici questioni militari.

 

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