La decimazione della leadership e delle capacità belliche di Hezbollah da parte di Israele apre la strada al possibile rovesciamento del panorama geopolitico in Medio Oriente. Fondato nei primi anni '80, Hezbollah è diventato la forza dominante in Libano, più forte delle forze armate libanesi. Nel 2000 ha costretto Israele a ritirarsi dal Libano meridionale dopo un'occupazione di 18 anni. Sei anni dopo ha riaffermato la sua abilità militare combattendo Israele fino a una situazione di stallo. L'Iran ha fatto di Hezbollah il fondamento della sua strategia regionale ed ha organizzato i suoi gruppi armati in Iraq, Siria e Yemen sul modello di Hezbollah. Il danno alle capacità militari di Hezbollah e la distruzione della sua leadership sono quindi colpi sistemici alla sfera di influenza regionale e alla sicurezza nazionale dell'Iran.
Dopo decenni di offensiva, l'Iran ha subito una disastrosa battuta d'arresto nella sua strategia per raggiungere il controllo della regione, fino al Mediterraneo. Inoltre il regime degli ayatollah è minato anche all’interno. Larghe fasce di popolazione sono ormai insofferenti del regime, sarebbero contente se cadesse. Questi sviluppi danno l’opportunità a Stati Uniti, Turchia e stati arabi di ridimensionare l'influenza (ideologica e militare) sproporzionata che l'Iran si è costruito negli ultimi quattro decenni.
Perché Israele tenta il tutto per tutto proprio ora nei confronti di Hezbollah e dell’Iran? Perché prova a forzare la mano agli USA, apparentemente riluttanti, per spingerli a togliere al regime degli Ayatollah ogni futura possibilità di controllare militarmente la regione? Perché gli Stati Uniti fin dal 2009 hanno cambiato l’orientamento della loro strategia nazionale di fondo dall’ Alleanza atlantica alle alleanze sul Pacifico (pivot Asia) al fine di contenere il potenziale pericolo di una Cina che presto diventerà la maggiore potenza economica e tecnologica al mondo. Per questo gli USA stanno per abbandonare il Medio oriente e il Mediterraneo. Probabilmente toccherà al prossimo presidente americano, o al più tardi a quello immediatamente successivo (maschio o femmina, democratico o repubblicano, non fa differenza, perché la strategia nazionale di difesa non cambia al cambiar di presidente) firmare l’autorizzazione a lasciare le basi in Siria, Iraq e parte delle basi nel Golfo, così come il neoeletto Biden firmò subito la decisione di lasciare le basi in Afghanistan. E se Hezbollah, Hamas ed Iran avranno ancora l’attuale potenza di uomini, armi e motivazione ideologica religiosa, l’intera regione tornerà a piombare nella guerra sia civile, sia fra stati.
L'indebolimento di Hezbollah ha implicazioni importanti non soltanto per Israele e per il Libano, ma anche per la Siria. Dal 2011 in poi il regime di Bashar Assad è rimasto in piedi grazie all’impegno sul terreno di Hezbollah e dell'Iran. Tuttavia Assad ha mantenuto le distanze dall'attuale conflitto Israele-Hezbollah, concentrandosi invece sul ricucire i legami con gli stati arabi e la Turchia. Assad è consapevole della sua eccessiva dipendenza dall'Iran e da Hezbollah, soprattutto ora che la Russia, altro suo alleato chiave, è indebolita dalla guerra in Ucraina. Assad sta cercando di gestire attentamente la situazione in Libano per evitare che destabilizzi il suo fragile regime. L’indebolimento di Hezbollah e dell’Iran potrebbero incoraggiare i gruppi ribelli siriani, per questo Assad cerca di riappacificarsi con la Turchia e con le monarchie arabe. La Turchia saprà certamente approfittarne per espandere la sua influenza.
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