Il Medio Oriente è da decenni in situazione di instabilità e non è chiaro se possa stabilizzarsi da solo. A volte l'esercito di una nazione può riuscire a dar stabilità a una regione, se è abbastanza forte. Ma non è questo il caso. Le nazioni che combattono per la propria sopravvivenza hanno bisogno di quel tipo di potere: Israele, ad esempio, sta puntando tutto sulla forza militare, ma è difficile che tale strategia abbia davvero successo. È ancora più difficile pensare che le potenze minori coinvolte acquisiscano l'influenza necessaria per porre fine all’instabilità.
Il potere militare non è la capacità di lanciare attacchi aerei. Nella storia della guerra moderna, il potere aereo è un prezioso complemento al combattimento, ma non è decisivo. L'aeronautica militare giapponese ha devastato Pearl Harbor, ma ha perso la guerra. Il blitz tedesco sul Regno Unito ha ucciso molti, così come il bombardamento statunitense delle città tedesche. Ma i tedeschi non poterono far seguire ai loro attacchi un'invasione, gli americani invece sì, e vinsero la guerra con i carri armati. In Vietnam Washington martellò Hanoi, ma a vincere fu la fanteria leggera dei Viet Cong. La potenza aerea ha molte virtù, ma non vince una guerra. Nelle guerre il bene più prezioso è il terreno su cui si possono svolgere combattimenti e spostamenti. La potenza aerea è limitata nel tempo e nello spazio, ma le guerre non sono scontri limitati. Si vincono rendendo il nemico incapace di resistere o spezzando la sua volontà di resistere. E l’unico modo per farlo è controllare il terreno, che si tratti di un villaggio o di un intero paese.
Finora la guerra in Medio Oriente si è concentrata sulla distruzione delle capacità del nemico piuttosto che sulla conquista del territorio. È vero che Israele ha un punto d'appoggio in Libano, ma non è decisivo. In più di un anno di guerra gli israeliani non hanno definitivamente tagliato le linee di rifornimento di Hamas, né hanno spezzato la volontà o la capacità di Hamas di combattere. D’altra parte i nemici di Israele non hanno alcuna possibilità di vincere. Per gli uni e per gli altri la ragione è l'incapacità di controllare il territorio, isolare il nemico e impedirgli di condurre un'offensiva di terra.
Tendiamo a considerare l’instabilità come un evento interno, limitato a una nazione o regione. Ma molto spesso i disordini si diffondono, attraverso la paura o l'avidità, ben oltre i confini di una nazione, cambiando così la regione e persino il mondo. È il caso del Medio Oriente. I disordini interni in un paese creano in un altro paese il timore che i disordini si diffondano e generino un'azione militare da parte dell’altro paese. Entrambe le nazioni possono adottare una posizione difensiva oppure essere abbastanza spaventate da aggredire. La paura e la speranza sono il fondamento e il motore della guerra. I disordini ne sono il generatore. Quanto è forte una nazione rispetto all'altra determina l'esito.
Il territorio e la geografia sono costanti nel tempo, ma la paura no. La paura può superare le limitazioni geografiche e territoriali e rendere possibile la guerra. La guerra è l’evento umano più possibile nella storia.
L'Iran, che si trova nel mezzo del Medio Oriente, è impegnato in una guerra a distanza con gli Stati Uniti e Israele. L'Iran ha l'esercito più grande del Medio Oriente, una consistente forza corazzata e un significativo arsenale missilistico. Osservando il territorio iraniano i collegamenti stradali con gli stati confinanti, si vede che l'Iran ha, di fatto, la capacità di proiettare potenza nella regione e colpire con missili in modo efficace. La sua posizione strategica potrebbe consentirgli di colpire in più direzioni, anche verso la Russia a nord. Perciò il rischio di una guerra importante nel cuore del Medio Oriente, regione critica e strategica, non è banale, né lo è la prospettiva che l'Iran inizi una guerra a distanza.
La capacità degli Stati Uniti di schierare rapidamente una forza di blocco per difendere, ad esempio, l'Arabia Saudita da un attacco iraniano, è quanto mai dubbia e crea quindi una situazione molto pericolosa per l’intera regione.
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