La Turchia approfitta del ‘buco’ creato da Israele nella sfera di influenza dell'Iran in seguito all'attacco del 7 ottobre. Dopo una pausa di otto anni, i ribelli siriani sostenuti dalla Turchia hanno preso il controllo di Aleppo il 30 novembre 2024 e si sono spinti nella città di Hama, più o meno a metà strada tra Aleppo e la capitale Damasco. Nemmeno al culmine della guerra civile siriana i ribelli erano riusciti in questo. Per la prima volta dopo il 2016 gli aerei russi stanno colpendo le posizioni dei ribelli, mentre il presidente Bashar Assad intraprende improvvisamente un viaggio a Mosca in cerca di sostegno.
La guerra civile siriana si è conclusa nel dicembre 2016, quando le forze del governo siriano hanno ripreso il controllo totale di Aleppo. Assad è sopravvissuto al conflitto, ma ha perso importanti aree a nord e a est a favore di una schiera di forze nemiche: Hayat Tahrir al-Sham (che ha guidato il raid su Aleppo questo fine settimana), truppe turche, lo Stato islamico e i separatisti curdi. La sua vittoria fu dovuta al sostegno dell’aviazione russa, dell’Iran e di Hezbollah, da cui è ancora pienamente dipendente.
Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina nel 2022, non è stata in grado di prestare alla Siria la stessa attenzione di prima. Mosca però sapeva che l'Iran era ancora in grado di sostenere militarmente il regime di Assad e che la Turchia non era in grado di far rinascere un movimento ribelle. Assad, nel frattempo, capiva il dilemma della Russia e, temendo che l'Iran mettesse radici troppo ampie e troppo profonde in Siria, nel 2023 fece tentativi di riconciliazione con gli Emirati Arabi Uniti e con l'Arabia Saudita. Ma questo non è stato sufficiente per sottrarre il regime di Assad dall'orbita dell'Iran. Assad capiva che il conflitto tra Iran e Israele poteva innescare un conflitto regionale, danneggiare le forze iraniane in Siria e Libano e quindi fornire la possibilità di tornare all’attacco alla Turchia e alla sua rete di forze ribelli. Ankara, sebbene impegnata a tentar di normalizzare le relazioni con il regime di Assad, proprio come gli stati arabi, ha approfittato subito della situazione per tentar di colmare il vuoto di potere lasciato dall’Iran. Siria e Turchia concordano sulla lotta al separatismo curdo, ma sono rivali su tutte le altre questioni. Le forze turche stanno occupando vaste aree del territorio siriano nel nord. Ankara è il principale sostenitore dei ribelli siriani. E Assad non vuole prendere le distanze dall'Iran soltanto per accettare l’egemonia turca.
Assad a luglio ha respinto l'offerta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di normalizzare i legami e ha posto il ritiro delle forze turche dal suo paese come precondizione per qualsiasi mossa del genere. La velocità con cui sono stati schierati i militanti filo-turchi in Siria suggerisce che Ankara si è preparata con largo anticipo. E il fatto che siano stati in grado di prendere Aleppo così rapidamente mostra quanto sia debole l'Iran oggi nel Levante. Israele ha martellato l'Iran e Hezbollah per mesi, costringendoli a ritirar forze dalla Siria.
Per Israele, questa è una conseguenza indesiderata della guerra contro l'Iran. Israele non vuole che il regime di Assad cada e lasci un vuoto strategico che i jihadisti sunniti di vario tipo potrebbero colmare. L'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti la pensano allo stesso modo. Vogliono vedere la fine dell'egemonia dell'Iran nel Levante, non vogliono che la Siria cada nel processo.
L'Iran e la Russia, pur indeboliti e distratti, non hanno intenzione di permettere alla Siria di cadere. Riusciranno nell’intento? I ribelli sono sempre stati molto frammentati. Se in qualche modo riuscissero a rovesciare il regime di Assad, la Siria cadrebbe in uno stato di anarchia.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati