Demografia e potere

07/12/2024

Gli attuali cambiamenti nella configurazione della popolazione globale sono senza precedenti nella storia. Soltanto pochi decenni fa il problema più preoccupante sembrava l’inarrestabile sovra-popolazione del globo. L’ultimo spopolamento si è verificato nel XIV secolo per la Peste Nera. Ora invece sta diventano un problema l'invecchiamento e la diminuzione della popolazione. Si tratta di un problema imprevisto e perciò a lungo sottovalutato (si vedano i diversi tassi di crescita-decrescita demografica nelle diverse regioni del mondo).

Negli ultimi 40 anni il mondo sviluppato ha visto rapide contrazioni nel numero di matrimoni e nell’indice di natalità. La crescita demografica è stagnante o addirittura negativa. Anche nel mondo in via di sviluppo i tassi di crescita demografica sono rallentati, ma rimangono ancora ben al di sopra dei tassi di sostituzione naturale. Questo avviene in una fase di ridistribuzione del potere globale, sollevando la questione del rapporto fra declino demografico e declino del potere del nord del mondo.

Il potere delle nazioni è un insieme complesso che comprende economia, cultura, influenza politica e capacità militare. La guerra in Ucraina, diventata guerra di logoramento, evidenzia l'importanza delle riserve di manodopera anche nel contesto di guerre meccanizzate e automatizzate. In che modo il declino demografico influisce sulla capacità di mantenere un potere militare credibile e sostenibile, in quanto componente del potere nazionale totale?

Il declino demografico è ovunque correlato ad alti tassi di urbanizzazione, alta partecipazione femminile alla forza lavoro e aumento generale della salute e della longevità. La prima conseguenza è l’invecchiamento della popolazione, che gonfia l'onere fiscale e lo stress sociopolitico di una forte riduzione del numero di persone in età lavorativa rispetto al numero di persone che non partecipano alla produzione. L’economia rallenta, diminuiscono le entrate fiscali, aumentano le spese sanitarie e assistenziali. La forza lavoro totale disponibile diminuisce, il suo impiego a fini di difesa diminuisce a velocità superiore rispetto all’impiego in altre attività produttive. Il potere militare è una componente essenziale del potere geopolitico, è indispensabile per sostenere il ruolo di una nazione in tutti gli affari globali: economici, tecnologici, culturali. Il potere militare è correlato agli obbiettivi strategici di una nazione ed è composto non soltanto di capacità militare-industriale, ma soprattutto di strategia, capitale umano, credibile capacità di deterrenza.

Che soluzioni possono trovare le nazioni sviluppate, in forte contrazione demografica? Giappone e Corea del Sud stanno adottando strategie che ci possono servire da esempio.

Entro il 2050 in Corea la popolazione con più di 65 anni costituirà quasi il 40% della popolazione. La Corea del Nord minaccia costantemente guerra al confine, si arma di missili supersonici e bombe atomiche. Per mantenere gli attuali livelli di deterrenza e reazione, l'esercito della Corea del sud arruola circa 200.000 nuove truppe all'anno, ma non può continuare a farlo. Nel 2023 la Corea ha avuto soltanto 236.000 nascite, fra maschi e femmine. Negli ultimi anni ha già prolungato la durata del servizio militare, ha arruolato sempre più donne, ha aumentato gli stipendi e tutti i benefits aggiuntivi (alloggio, sanità, servizi educativi) per i militari e le loro famiglie, ma presto neppure queste politiche saranno sufficienti. Perciò negli ultimi 20 anni la Corea del Sud ha raddoppiato la spesa per ricerca e sviluppo come percentuale del PIL. Il piano di difesa del 2024 mira a integrare l'intelligenza artificiale nei sistemi di armi, migliorare i sistemi senza pilota, innovare la struttura e l'addestramento militare, espandere le capacità in campo cyber, spaziale ed elettromagnetico.

Nei prossimi anni la Corea del Sud rafforzerà la sicurezza principalmente rafforzando le alleanze con gli Stati Uniti, il Giappone e l'Europa, tramite esercitazioni militari congiunte, condivisione di intelligence e integrazione di catene di approvvigionamento che permettano azioni militari su larga scala. Si sta inoltre avviando un programma di potenziamento della produzione nazionale di armi.

Entro il 2035 la Corea vuole che le sue forze di terra siano dotate di tecnologie capaci di ridurre il numero di militari ed aumentare la potenza di fuoco e la letalità delle armi. Il budget per la ricerca e sviluppo continuerà a crescere per raggiungere questo obbiettivo. Ma la scarsità di persone mette comunque a rischio il raggiungimento degli obbiettivi, perché per innovare e creare serve il capitale umano, non bastano i finanziamenti.

Anche in Giappone il declino demografico è sempre più rapido. La popolazione totale diminuisce fin dal 2008, l'immigrazione non sostituisce la popolazione in età lavorativa. La previsione più recentemente postula un declino della popolazione del 30% entro il 2070, anno in cui il 40% della popolazione sarà composta da persone di oltre 65 anni.

La Costituzione giapponese del dopoguerra ha delegato la fornitura di "forze di terra, mare e aria, così come altri potenziali bellici" agli USA, dando invece priorità allo sviluppo economico. In proporzione alle dimensioni economiche, il Giappone ha un esercito piccolo e meno capace rispetto a quello dei paesi circostanti. Oggi però la percezione del pericolo posto da vicini aggressivi quali la Corea del Nord e la Cina ha spinto il Giappone a concentrare l’attenzione sulla necessità di autodifesa e di deterrenza. Ma la crescita economica più debole dei decenni passati, la competizione più dura per le risorse umane, i tagli alle pensioni e l'aumento delle tasse rendono il reclutamento difficile e costoso.

Il Giappone ha avviato una politica di cooperazione per la sicurezza tramite forum sia multilaterali che bilaterali, oltre agli accordi di base con gli Stati Uniti. Inoltre le Forze di hanno aumentato gli stipendi, i benefit per i coniugi, i sussidi per l'istruzione e per gli alloggi e allargano il concetto di "popolazione in età militare" alle donne e ai membri anziani. I riservisti sono sempre più utilizzati. Anche il Giappone mira alla parziale sostituzione e al potenziamento della manodopera tramite la tecnologia. La tecnologia avanzata è particolarmente utile per rafforzare la potenza marittima, che richiede meno truppe sul campo in caso di conflitto. La fusione dei settori pubblico e privato sia nella ricerca sia nella produzione è già in corso, tramite enti che incorporano esperti del mondo accademico e del settore privato nella pianificazione e nella ricerca per la difesa.

Molto si può fare per sopperire al declino demografico con la tecnologia e la cooperazione internazionale, ma la demografia rimane la prima componente del potere di ogni nazione. In uno scontro con la Cina né la Corea né il Giappone potrebbero resistere, data la sproporzione di forze umane e di capacità di produzione. Soltanto l’appartenenza a larghe e solide alleanze internazionali può permettere la difesa e la sopravvivenza delle piccole e medie potenze in caso di attacco da parte di grandi potenze.

L'esperienza storica ci insegna che l’introduzione e la transizione verso nuove tecnologie avvengono in ambienti ad alta intensità di manodopera, oltre che di cervelli. E l'attuale guerra tra Russia e Ucraina ci mostra che la guerra di trincea rimane un pilastro centrale del conflitto nonostante le capacità high-tech sia dell'Ucraina sia della Russia.

 

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