La politica americana e quella cinese nel Pacifico

28/01/2025

La geografia degli Stati Uniti ne fa uno dei paesi più al sicuro da aggressioni e invasioni. Non possono essere facilmente attaccati via terra perché i paesi confinanti, Canada e Messico, non hanno abbastanza potere economico né militare per invadere gli Stati Uniti. Potenziali invasori o aggressori potrebbero arrivare via mare, perciò la strategia di difesa USA ha sempre avuto come priorità il controllo dei due oceani che circondano il continente americano. L'intervento degli Stati Uniti in entrambe le guerre mondiali dello scorso secolo fu deciso per impedire alla Germania di costruire una flotta, di superficie e sottomarina, capace di minare la superiorità navale americana. Durante la Seconda guerra mondiale l’impegno navale americano fu di gran lunga più importante di quello terrestre, eccetto che negli ultimi mesi. L’ invasione dell'Europa e l'isolamento del Giappone furono entrambe azioni militari navali.

La geografia della Cina differisce notevolmente, perciò la strategia di sicurezza cinese segue logiche diverse. La costa orientale della Cina è circondata da catene di isole su cui sorgono più stati sovrani, che si contendono fra di loro e con la Cina stessa alcune isole minori e i molti scogli che emergono fra le isole maggiori. Queste catene di isole sono sia una benedizione che una maledizione: possono ostacolare il commercio marittimo su cui si basa l'economia cinese, ma possono anche, se ben preparate e sufficientemente potenziate, permettere alla marina cinese di interdire l’accesso alle coste dell’Asia a forze armate di altre regioni del mondo.

Oggi l'interesse fondamentale degli USA è impedire che la Cina controlli le catene di isole che la circondano e gli altri arcipelaghi del Pacifico. Perciò gli USA hanno sviluppato, tramite accordi con Paesi diversi, proprie basi navali in posizioni tali da poter bloccare l'accesso della Cina al mare, in caso di necessità, ossia in caso di guerra. Sino ad ora non ci sono stati scontri: la marina cinese non ha tentato di sfidare né gli Stati Uniti né i suoi alleati, il più eminente dei quali è l'Australia. In entrambe le guerre mondiali, per gli Stati Uniti è stata di importanza fondamentale la capacità di controllare il Pacifico, nonostante i vari tentativi del Giappone di usare gli arcipelaghi per bloccare la marina americana, fino al bombardamento di Pearl Harbor. Allora il nemico era il Giappone, il prossimo nemico degli USA potrebbe essere la Cina, che per distruggere la potenza marittima americana dovrebbe utilizzare la stessa strategia: sostituirsi agli americani negli arcipelaghi del Pacifico.

La Cina peraltro si sente ovviamente minacciata dalla potenza navale degli Stati Uniti, che potrebbe intercettare e bloccare le sue navi. Poiché l'economia cinese è alimentata dalle esportazioni, il pericolo di blocco navale deve essere evitato con ogni mezzo dalla strategia di difesa cinese.

Finora non c’è stato conflitto fisico. Sia la Cina sia gli USA mostrano molta cautela. Per ora l'equilibrio di potere nel Pacifico tra le forze navali statunitensi e quelle cinesi rimane a favore degli USA, nonostante i grandi investimenti cinesi per rafforzare e ammodernare la flotta.

In caso di guerra aperta, il controllo navale convenzionale delle rotte del Pacifico sarebbe ancora l’elemento determinante, più importante di ogni nuovo strumento tecnologico capace di controllare i cieli e lo spazio. La presenza fisica di una grande flotta in numerose basi navali è ancora la chiave per mantenere l’egemonia sugli oceani.

 

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