È dottrina dal 1823 (dottrina Monroe) che la sicurezza fisica ed economica degli Stati Uniti dipende dalla sicurezza dell'intero continente americano; oggi è evidente che Washington sta riconsiderando il modo in cui coinvolge il resto del Continente.
Dopo la Guerra Fredda gli Stati Uniti hanno adottato un approccio relativamente non interventista. Gli affari dell'emisfero americano, fatta eccezione per Messico e Canada, da più di trent’anni sono passati in secondo piano rispetto agli affari europei, russi e asiatici. Ma alcune situazioni hanno convinto Washington a essere più interventista, in primis in Venezuela.
La corruzione e il declino economico sotto il regime di Maduro hanno reso il Venezuela un campo aperto per attività criminali come il traffico di droga, il traffico di armi e l'estrazione mineraria illegale, costringendo molti venezuelani a fuggire dal paese in cerca di condizioni migliori. Di conseguenza si è messo in moto un flusso di migrazione irregolare. Inoltre il governo di Maduro si è allineato con Cina, Russia e Iran, offrendo loro un punto d'appoggio nelle Americhe in cambio di sostegno politico ed economico.
Nelle ore successive all'insediamento Donal Trump ha affermato che gli Stati Uniti non hanno più bisogno del petrolio venezuelano e che quindi possono smettere di acquistarlo. Ha anche firmato un ordine esecutivo che ha abrogato il programma di libertà vigilata umanitaria CHNV (Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela), che consentiva a ben 30.000 venezuelani di entrare legalmente negli Stati Uniti ogni mese e di rimanervi fino a due anni. Il governo degli Stati Uniti ha anche riconosciuto ufficialmente il leader dell'opposizione venezuelana Edmundo Gonzalez come presidente democraticamente eletto del paese, il che significa che Maduro è un usurpatore che ha truccato le elezioni.
Gli Stati Uniti vogliono un cambio di regime e il segnale più eloquente in tal senso è il suggerimento di Rubio di rivedere le politiche statunitensi nei confronti della Chevron. La Chevron gode di una licenza speciale per produrre ed esportare petrolio attraverso la sua joint venture con la compagnia petrolifera statale venezuelana, PDVSA. Fu concessa per fornire un incentivo positivo per elezioni libere ed eque e nel contempo consentire alla Chevron di far fronte ai propri debiti con gli introiti dell’esportazione, senza versare tasse o royalties al governo venezuelano. La revoca della licenza di Chevron consente agli Stati Uniti di prendere di mira l'industria petrolifera venezuelana e indebolire il regime senza troppe reazioni negative. Gli analisti stimano che questo comporterebbe un calo della produzione venezuelana di greggio fino a 830.000 barili al giorno. In teoria il Venezuela potrebbe sostituire Chevron con un operatore diverso, ma farebbe comunque fatica a trovare acquirenti. L'eliminazione della licenza di Chevron è meno rischiosa di un’azione militare, che metterebbe a repentaglio le relazioni degli Stati Uniti in tutto l'emisfero. Probabilmente il governo di Maduro si rivolgerà a gruppi militarizzati illegali come l'Esercito di Liberazione Nazionale (o ELN) in Colombia, per sviluppare un mercato nero alternativo. Sarà importante l’attività di Diosdado Cabello, ministro dell’interno in Venezuela, che controlla l'apparato militare, la guardia nazionale e l'intelligence del paese. Sotto la sua gestione l'esercito ha permesso ai soldati di supervisionare e proteggere le attività del mercato nero dell’ELN (e non solo), facendosi pagare un ‘contributo’ dai contrabbandieri. Così Cabello ha migliorato il tenore di vista dei soldati e se ne è guadagnato la lealtà. Gli organi di sicurezza venezuelani hanno stretti legami con la criminalità organizzata. L'ELN ne ha beneficiato in modo particolare. Ora vanta una forte presenza sia in Colombia che in Venezuela e ha accumulato ingenti risorse finanziarie attraverso attività minerarie illegali, traffico di droga, estorsione e contrabbando.
Attraverso i suoi legami con l'ELN il Venezuela può fare pressione sul governo colombiano e creare problemi agli Stati Uniti. Ma l’ELN è in concorrenza con le FARC della Colombia. Una serie di scontri si sono verificati fra le due organizzazioni criminali negli scorsi mesi, obbligando il governo colombiano a dichiarare il coprifuoco nella provincia di Catacumbo. Maduro ha reagito dispiegando 2000 truppe aggiuntive a protezione del confine, che in realtà aiutano l’ELN e aumentano l’insicurezza sul lato colombiano.
Per la Colombia, le conseguenze sono molteplici: instabilità all'interno dei confini, impossibilità di debellare l’ELN, che riceve rifugio e aiuto dall’esercito venezuelano. A contempo Washington ha sospeso per 90 giorni gli aiuti internazionali ed ha alzato i dazi come sanzione alla Colombia per aver respinto due aerei che trasportavano deportati dagli Stati Uniti.
È chiaro che uno scontro tra gli Stati Uniti e il regime di Maduro si svolgerà presto, ma non bilateralmente: la Colombia sarà necessariamente coinvolta, e forse anche altri stati vicini.
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