Il Medio Oriente è una regione a maggioranza araba, ma gli arabi non sono mai stati la potenza dominante, eccetto per un breve periodo di 200 anni. A partire dal IX secolo Persiani e Turchi sono stati gli egemoni regionali, fino al crollo dell'Impero ottomano, che portò al controllo coloniale da parte di Inglesi e Francesi. Fu soltanto dopo la fine del colonialismo che il moderno Medio Oriente emerse come una regione di stati nazionali, all'ombra della Guerra Fredda.
Da allora sono nuovamente in ascesa potenze non arabe, soprattutto dopo che gli Stati Uniti sono entrati in guerra in Iraq e Afghanistan, in reazione all'attacco dell'11 settembre. Anche Israele è in ascesa da quando ha ottenuto lo status di stato, nel 1948. La rivoluzione iraniana del 1979 ha portato al potere gli islamisti persiani sciiti che hanno costantemente allargato la loro influenza fino al Mediterraneo. Sebbene l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, grazie alle loro economie basate sul petrolio, siano attori influenti, i loro comportamenti sono fondamentalmente forme di reazione all'attività israeliana e iraniana. Nel frattempo le rivolte popolari arabe del 2011 hanno ulteriormente svuotato di potere gli altri stati arabi, lasciando alla Turchia lo spazio per tornare ad emergere come il principale attore regionale. Spazio ulteriormente ampliato dall'attacco del 7 ottobre 2023 a Israele, le cui conseguenze includono la decimazione del principale gruppo di agenti dell'Iran, Hezbollah, e il crollo del regime di Assad in Siria. Oggi la Turchia è il terzo attore regionale nella contesa tra Israele e Iran. Gran parte di ciò che accadrà in Medio Oriente nel 2025 deriva da questa nuova realtà. Interessi contrastanti spingeranno Israele e Turchia a una sorta di scontro, ma questioni più immediate in Siria impediranno loro di venire alle mani.
Gli sviluppi politici interni più significativi nel 2025 avranno luogo in Iran, dove incombe una transizione di leadership senza precedenti. Le perdite dell'Iran nel Levante e la sua necessità di raggiungere un'intesa con l'amministrazione Trump plasmeranno la lotta di potere interna. Alla fine il regime dovrà negoziare una sorta di compromesso con Washington. L'esercito iraniano, una combinazione di forze armate regolari e di guardie rivoluzionarie islamiche, assumerà il controllo del sistema politico.
Ora che la minaccia dell'Iran si è attenuata, gli stati arabi si concentreranno su due fronti: da un lato cercheranno di impedire alla Turchia di sostituire l'Iran come egemone regionale, dall’altro dovranno gestire Israele e i Palestinesi. Vorranno assicurarsi che il conflitto israelo-palestinese non coinvolga Egitto e Giordania.
Come l'Iran, la Russia ha visto indebolirsi la sua posizione in Medio Oriente con il crollo del governo siriano. Giocherà i suoi buoni rapporti sia con Ankara che con Teheran per mantenere parte della sua influenza in Siria. La necessità di aiuto esterno dei nuovi governanti in Siria darà al Cremlino una leva per negoziare il futuro delle sue basi aeree e navali nel paese. La Russia continuerà anche a lavorare a stretto contatto con l'Iran, il che renderà molto difficile la politica regionale dell'Azerbaijan, che ha stretti rapporti sia con la Turchia sia con Israele.
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