23 novembre 2008
Due celebri opinionisti, Ahmad Chalabi e Frederick Kagan, hanno espresso opinioni concordanti sul futuro dell’Iraq.
Nell’ultimo anno il numero di vittime americane in Iraq è sceso in modo esponenziale e le milizie insurrezionali sono state duramente colpite. La strategia americana sembra avere trionfato.
La situazione rimane tuttavia delicata: le elezioni provinciali sono state fissate per il gennaio prossimo e alla fine del 2009 si terranno le elezioni parlamentari. Anche se le forze di sicurezza irachene sono cresciute, non sono ancora sufficientemente forti da operare in piena autonomia e continueranno ad avere bisogno del sostegno americano: l’accordo sullo status delle forze armate (SOFA) rappresenta una soluzione per il futuro. Gli Stati Uniti ritireranno le truppe e ridurranno considerevolmente il numero di soldati nei prossimi anni, perché l’Iraq è uno stato sovrano e indipendente, capace di negoziare alla pari con gli altri paesi.
Inoltre ogni gruppo politico iracheno si oppone ad al-Qaeda e combatte il terrorismo.
Con l’aiuto degli Stati Uniti, l’Iraq potrebbe divenire il perno di un’alleanza regionale contro il terrorismo, in cui includere non solo l’Arabia Saudita e la Turchia, ma anche la Siria e l’Iran.
L’Iraq possiede la costituzione più forte e il governo più democratico di tutto il Medio Oriente. Ma il ritiro dovrà avvenire con la massima cautela, per evitare che riemergano gruppi estremisti capaci di colpire il governo in carica.
Gli iracheni tengono alla loro indipendenza ma hanno ancora bisogno degli Stati Uniti, con cui condividono diversi interessi e di cui hanno ancora bisogno per la ricostruzione. L’Iran rimane il partner commerciale privilegiato, data la vicinanza e l’affinità religiosa, ma i rapporti dovranno realizzarsi nel rispetto reciproco e nella massima autonomia.
La piena reintegrazione dell’Iraq nel mondo arabo è in corso, infatti molti stati della regione hanno già iniziato ad aprire ambasciate a Baghdad.
Negli ultimi anni gli Americani e gli Iracheni hanno lavorato a stretto contatto, ma ora devono iniziare a lavorare come due partner distinti, uniti nella lotta al terrorismo ed entrambi legati dal desiderio di giustizia e democrazia. Questo momento di passaggio è delicato e merita la massima attenzione, perché da questo dipende il futuro dell’Iraq e del Medio Oriente.
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