Il vero esito
della crisi del gas naturale

09/01/2009

19 gennaio 2009  

Dopo lo scontro fra Russia ed Ucraina che ha portato all’interruzione del flusso del gas naturale russo verso l’Europa, Gazprom ha finalmente dichiarato domenica scorsa di aver preparato un nuovo contratto. E la distribuzione di gas naturale dovrebbe ricominciare a breve.   Il 16 gennaio scorso Putin dopo un incontro con Angela Merkel è ritornato in patria per incontrare Yulia Timoshenko e firmare il nuovo accordo, che cambierà probabilmente il futuro delle relazioni fra Ucraina e Russia. Il contratto, di durata decennale, dovrebbe mettere fine alla disputa fra i due paesi in modo definitivo.   Dopo la caduta dell’URSS, la Russia ha continuato a rifornire di gas a basso prezzo gli ex-paesi satelliti, a condizione che rimanessero fedeli a Mosca. L’Ucraina è stata fedele alla Russia fino alla Rivoluzione Arancione del 2004, quando decise di allontanarsi dalla sfera di influenza russa e rivolgersi a Occidente. Il Cremlino ha deciso di rispondere a tale mossa aumentando il prezzo del gas all’Ucraina che, incapace di reggere tale aumento, si è indebitata fortemente.   In base al nuovo accordo, la Russia ricomincerà a vendere il gas all’Ucraina a prezzi stracciati, privilegio riservato solo ai paesi fedelissimi. Questo nasconde un’amara verità: in cambio del gas Kiev dovrà rinunciare a sperare di entrare nella NATO e nella sfera d’influenza occidentale, tornando a politiche filorusse. La Merkel si è presumibilmente resa garante di questo accordo, per quanto riguarda l’impegno della NATO a non sollecitare né accettare l’adesione dell’Ucraina.   L’Europa ha così abbandonato l’Ucraina ad un futuro dipendente da Mosca. Il tempo dirà se si tratta di una mossa accorta e saggia, che tenderà a pacificare e unificare il continente, o di una mossa che tende a ricreare un’Europa rigidamente bipolare: l’Europa occidentale accentrata sulla Germania, l’Europa orientale accentrata sulla Russia.

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