A Davos
inversione di ruoli

Il 29 gennaio 2009 a Davos abbiamo assistito all'imprevista rappresentazione del premier Recep Tayyip Erdogan che ha letto una lunga ed accesa denuncia della campagna israeliana su Gaza, avendo seduto di fianco il premier israeliano Simon Peres, che ha replicato con molta calma, senza apparire preoccupato. Quindi Erdogan se ne è andato indispettito, dopo aver dichiarato che non intende ritornare a Davos. I rapporti fra la Turchia e Israele sono stati fino ad ora ottimi, questo attacco è sorprendente e inaspettato.   Ci sono interpretazioni contrastanti sugli scopi che il premier turco intende raggiungere con questo comportamento: c'è chi pensa che intenda cambiar alleanze e voltar le spalle alla NATO e all'Unione Europea e chi pensa che si tratti soltanto di una mossa tattica per acquisire credibilità agli occhi del mondo islamico ed assumere un ruolo di leadership regionale in chiave moderata. Qualunque sia l'interpretazione che si rivelerà corretta, una cosa è certa: la Turchia intende assumere un ruolo di primo piano nella regione ed intende esercitarlo in autonomia, non come parte di un’alleanza occidentale.   Il presidente russo Vladimir Putin a Davos ha sottolineato come soltanto un anno prima il rappresentate del governo USA avesse rivendicato la forza trainante e la stabilità dell'economia americana, mentre un anno dopo l'economia americana ha trascinato il mondo in una recessione gravissima. L'affermazione più sorprendente da parte di Putin è stata una sua difesa del capitalismo. Infatti ha detto che gli interventi statali a sostegno dell'economia non risolveranno il problema e che sicuramente nessuno vorrà ripetere gli errori dell'Unione Sovietica, che crollò per eccesso di deficit pubblico. In generale il discorso di Putin è apparso impostato su toni cooperativi, non competitivi.