16 febbraio 2009
La riunione dei ministri finanziari di Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Germania, Italia, Francia, Giappone (G7) ha fornito l'ennesima prova - se qualcuno ancora ne dubitasse - della dipendenza dell'occidente dagli USA.
Il comunicato congiunto suggerisce di affrontare la crisi finanziaria ed economica con tre azioni: assicurare liquidità al sistema finanziario, rafforzare la solidità patrimoniale degli istituti finanziari, operare per ridurre al minimo le conseguenze dei titoli ‘tossici’ (mutui subprime). Ogni stato provvederà con i propri mezzi, riducendo anche il peso fiscale, entro le proprie possibilità. Questo è esattamente il piano di Timothy Geithner, appena approvato dal Congresso Americano.
Non sono stati avanzati da nessun paese progetti di collaborazione internazionale, non sono stati ipotizzati modi e tempi di coordinamento, non sono state avanzate proposte per la revisione delle regole del sistema finanziario internazionale.
Gli altri stati aspettano e sperano che lo ‘stimulus plan’ americano, assecondato dalle altre nazioni occidentali, faccia uscire il sistema globale dalla nuova ‘grande depressione’. Forse è davvero l'unica cosa ragionevolmente fattibile, ma dobbiamo davvero rallegrarci che non vi siano altre proposte, altro pensiero?
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