A partire dal 2006 un movimento militante della ricca regione del delta del Niger ha reso la vita difficile a diverse aziende petrolifere che operano nella regione. Si tratta del Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND), che si è distinto per i suoi attacchi alle infrastrutture petrolifere, il rapimento di tecnici stranieri e i ripetuti furti di petrolio.
La Nigeria è il più vasto produttore di petrolio dell’Africa e il quinto fornitore degli Stati Uniti (una tipologia di petrolio estratta nella regione del Rivers, il “Bonny light” ha un grande valore perché dalla raffinazione si può ottenere un gasolio di altissima qualità).
Ma la produzione di petrolio degli ultimi due anni è diminuita del 20% circa a causa delle attività del MEND. Fra il 2006 e il 2007 gli attacchi contro le infrastrutture hanno causato aumenti al prezzo mondiale del petrolio e hanno messo in crisi la politica energetica statunitense.
Il MEND cerca in ogni modo di ostacolare il lavoro delle multinazionali del petrolio che operano nella regione del Delta.
I suoi obiettivi classici sono gli oleodotti e le piattaforme della Royal Dutch Shell, della Chevron, dell’Agip, della Gazprom, e della Total.
Il MEND si finanzia attraverso rapimenti a scopo di riscatto e anche vendendo il petrolio rubato dagli oleodotti sul mercato nero.
Non si tratta però di un vero e proprio movimento di liberazione, dato che la grande quantità di denaro sottratto alle multinazionali del petrolio solo una piccola parte è stata redistribuita alla popolazione.
Il gruppo invece ha certamente rapporti con l’establishment politico nigeriano, che riceve la maggior parte del denaro delle operazioni criminose.
Le elezioni e gli Ijaw
Nel maggio del 1999, dopo oltre 40 anni di governo militare, un gruppo di politici e militari appartenenti al regime decise di avviare il processo democratico in Nigeria.
Furono indette le prime libere consultazioni elettorali, che scatenarono una feroce competizione elettorale: numerosi politici si riunirono sotto la bandiera del Partito Democratico del Popolo (PDP) – il partito politico tuttora dominante – per garantirsi seggi sia livello locale che a livello provinciale e nazionale. Nella ricca regione del delta del Niger
l’organizzazione tribale degli Ijaw, il Congresso Nazionale Ijaw (INC), influenzò la selezione dei candidati.
Il leader tribale Ijaw Edwin Clark venne eletto nella giunta federale nel 1975 e gli venne affidato il ministero dell’informazione. Egli lavorò a stretto contatto con il generale (poi presidente) Olusegun Obasanjo. Data la sua età (67 anni compiuti) egli preferì non esporsi troppo, ma
lavorò dietro le quinte per portare all’interno dell’amministrazione il maggior numero di persone provenienti dalla regione del delta.
Nel dicembre del 1998 venne creato il Consiglio Giovanile Ijaw (IYC) composto principalmente da disoccupati delle regioni di Beyagoa e Bayelsa, con il chiaro intento di rastrellare il maggior numero di voti per il PDP attraverso l’uso di intimidazioni, minacce e omicidi .
Il IYC iniziò a rubare il petrolio alle multinazionali, indirizzando gli introiti delle vendite verso i politici del PDP, che utilizzavano il denaro per comprarsi il consenso.
Utilizzando questa tecnica il PDP riuscì a insediarsi quasi in ogni angolo del paese.
La rivalità
Ma nel 2001 Clark entrò in competizione con il governatore del Rivers, Odili (entrambi nel PDP), leader di una regione capace di produrre petrolio per una cifra pari a circa 1 miliardo di dollari all’anno.
Il livello delle entrate del Rivers e il giro d’affari della capitale, Port Harcourt, hanno reso Odili uno dei politici più forti e influenti della regione del delta. Odili non è di nazionalità Ijaw, ma appartiene a una tribù Igbo, gruppo etnico dominante nella parte meridionale del paese (nel South South, una delle sei regioni amministrative della Nigeria). Le sue origini non gli hanno impedito di divenire comunque una delle figure di spicco della scena politica nigeriana.
Nel 2001 Odili usò la sua influenza per eleggere un nuovo leader nel IYC, Mujahid Dokubo-Asari, uno dei fondatori del gruppo. Asari ripagò il governatore dispiegando una serie di attivisti del IYC sul territorio con lo scopo di intimidire i rivali politici di Odili all’interno del PDP. I giovani seguaci di Asari divennero di fatto una forza paramilitare al servizio del governatore nel Rivers, ma continuarono a lavorare per Clark negli stati limitrofi.
Nel 2003 le forze del IYC sono state schierate sul territorio prima delle elezioni nazionali del 2003, per intimidire gli avversari e consolidare ulteriormente la presa del PDP sul potere.
Alle elezioni del 2003 Peter Odili venne rieletto come governatore del Rivers ed iniziò quindi a valutare la situazione, dato che la costituzione permette di concorrere al massimo due volte di fila per lo stesso mandato. Per continuare la sua ascesa politica avrebbe dovuto essere eletto ad una carica superiore, come presidente o vicepresidente della Nigeria.
Il legame fra Asari e Clark non permetteva a Odili di agire liberamente e quindi il governatore decise di cambiare tattica. Egli iniziò a puntare sul vice di Asari, Ateke Tom, che aveva ricevuto da Asari il compito di controllare la regione fra Port Harcourt e Bonny Island. Odili aizzò Tom contro Asari e in cambio gli accordò la possibilità di rubare liberamente il petrolio prima controllato da Asari. Tom si separò quindi da Asari e formò una milizia - i Vigilanti del Delta del Niger (NDV) - che scacciò le forze di Asari dal Rivers.
Entro il 2003 Asari, riavvicinatosi a Clark, iniziò a servirsi di una falange armata denominata Forza Volontaria del Popolo del Delta del Niger (NDPVF) per lanciare assalti contro il NDV.
L’escalation di violenza fra il 2003 e il 2004 spinse il governo regionale a dispiegare l’esercito e la marina per bloccare l’avanzata delle unità di Asari – cui si aggiunse un contingente federale alla fine del 2004.
Asari dichiarò quindi una “guerra a tutto campo” contro il governo nigeriano affermando di voler riprendersi il controllo delle risorse della regione, da sempre patrimonio degli Ijaw ora sottratto dal governo ai legittimi proprietari.
Il cessate il fuoco e le sue conseguenze
La dichiarazione di guerra rischiava di causare un’escalation di violenza incontrollabile, quindi il presidente nigeriano Olusegun Obansajo convocò Asari e Tom nella capitale per negoziare un cessate il fuoco. In cambio del disarmo e della fine delle ostilità il governo avrebbe pagato ai leader delle milizie una cospicua somma di denaro – 1000 dollari per ogni arma consegnata. Asari fece consegnare le armi e si arricchì notevolmente, pur mantenendo il controllo sul suo gruppo militante. Tom venne accusato di omicidio volontario, ma scaricò la colpa sul suo vice, Soboma George, che andò in carcere al posto suo. Scappato di prigione nel 2005, George riunì i suoi seguaci e si alleò con Asari.
Nel frattempo gli attacchi contro gli oleodotti si facevano sempre più intensi – sia da parte del NDPVF che del NDV. Per difendersi le compagnie pagavano dei protettori locali, contribuendo ad alimentare la corruzione all’interno del sistema nigeriano.
Il presidente Obasanjo tentò di emendare la costituzione per ottenere la possibilità di correre per un terzo mandato, ma la sua mossa fu bloccata nel maggio del 2006 dal senato – su pressione del vicepresidente Atiku Abukatar. Obasanjo considerò questo atto come un tradimento e cercò di marginalizzare il vicepresidente.
Atiku si rivolse quindi al partito di opposizione, il Congresso d’Azione (AC) e cercò sostenitori nella regione del delta del Niger. Egli ottenne l’appoggio del governatore del Bayelsa, che finì però presto in carcere con l’accusa di corruzione. Nel 2005 anche Asari venne arrestato e incarcerato per 18 mesi con l’accusa di tradimento, a causa di alcune dichiarazioni che aveva rilasciato durante una conferenza.
Verso il 2007
Obasanjo, pur escluso dalla corsa elettorale, non si diede per vinto. Doveva innanzitutto assicurarsi di non essere processato per i crimini compiuti durante il suo governo – oltre ad aver ricoperto due volte la carica di presidente, Obasanjo era stato dittatore militare fra il 1976 e il 1979 – e di ottenere le risorse necessarie per una pensione dignitosa.
Con Asari e il governatore del Bayelsa in carcere la strada sembrava spianata per Odili, ma Clark non aveva nessuna intenzione di assistere al trionfo del governatore del Rivers. Egli cercò di rimettere insieme i pezzi del NDPVF.
È proprio in questo periodo che emerse il Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND), composto principalmente dalle ex milizie di Asari, capaci di condurre attacchi sui territori che controllavano già in precedenza.
Il MEND veniva utilizzato come strumento per garantire la presa sul potere degli Ijaw: Odili aveva fatto la sua mossa e Clark aveva prontamente risposto. Il primo poteva contare su Tom e sul NDV, Clark invece contava sulla rete di Asari, che iniziò ad assaltare gli oleodotti e a rapire i tecnici stranieri a scopo di riscatto. Nemmeno le piattaforme al largo della costa divennero sicure, quando (nel 2006) iniziarono gli attacchi via mare.
Dopo l’esclusione di Obasanjo dalla corsa per il terzo mandato, la tribù Hausa (del nord del paese) ritenne giunto il proprio turno al governo – per tradizione in Nigeria il potere ruota nelle mani dei rappresentanti delle sei regioni del paese, inoltre gli Hausa dominavano la politica nigeriana già all’epoca della giunta militare. Obasanjo accettò di lasciare la presidenza a una tribù del nord – per paura di un colpo di stato – mentre ai rappresentanti della parte meridionale sarebbe andata la vicepresidenza.
Odili, pur essendo favorito, venne escluso all’ultimo minuto e sostituito da Goodluck Johnatan, governatore del Bayelsa vicino a Clark, dopo una violenta lotta fra bande rivali che influenzò pesantemente la corsa elettorale.
Dopo l’insediamento del presidente Umaru Yaradua e del suo vice Johnatan alle elezioni del 2007, Asari venne scarcerato e tornò fra le sue ex milizie nel delta del Niger. Nel Rivers, dopo una durissima competizione, Amaechi (assistente di Odili) prese il potere, ma si recò subito in visita da Clark per evitare di essere scalzato dal suo ufficio.
Le guerre fra le varie fazioni per il controllo delle ricchezze continuarono, ma buona parte delle milizie vennero schiacciate dalla forze governative.
La situazione al giorno d’oggi
Asari è l’unico membro della banda che continua a circolare liberamente nella regione del delta del Niger (grazie all’appoggio del governo), mentre gli altri – come George o Tom – non possono avvicinarsi per non essere arrestati. Asari sta cercando di consolidare la sua posizione sul MEND, ma non senza difficoltà.
Odili, dopo aver ricevuto l’immunità, si è ritirato dalla politica e continua a fare affari fra Abuja e il Sudafrica. Clark invece continua a manovrare gli equilibri nel delta del Niger e a sistemare personaggi fidati nei posti di potere.
Le prossime elezioni si terranno nell’aprile del 2011. Come vuole la tradizione, gli stessi membri in carica saranno con ogni probabilità riconfermati per il prossimo mandato, compreso il presidente e i governatori del Rivers, del Bayelsa e del Delta - rispettivamente Amaechi, Sylva e Uduaghan. Quindi non dovrebbe esserci un aumento esponenziale di violenza.
È
invece probabile che avvengano disordini maggiori prima delle elezioni del 2015. Dato che per tradizione il potere passerà nelle mani dei leader di un’altra regione, gli Ijaw faranno di tutto per ottenere qualcosa in più – e non si accontenteranno della vicepresidenza. Anche gli altri attori regionali inizieranno a muoversi per tempo per non essere esclusi dal potere.
Nel frattempo Clark continua a ricoprire il suo ruolo di “padrino” grazie al controllo sui giovani degli Ijaw, che possono essere mobilitati velocemente per raggiungere obiettivi politici. Sicuramente i politici della regione del delta del Niger continueranno a portargli il massimo rispetto, data la sua capacità di provvedere alla sicurezza della regione.
E il MEND continuerà a mettere in atto le sue criminose azioni al servizio dei vertici del partito. I principali mandanti sono il vicepresidente in carica, lo stesso Clark, l’ex presidente Obasanjo e altri ancora. Per ora la fragile e corrotta democrazia nigeriana dipende dal petrolio: solo quando il paese uscirà da questa morsa e inizierà a diversificare la produzione, forse riuscirà ad evolvere in una democrazia più solida e trasparente.
Per ora le lotte per il potere continuano ad imperversare e rendono la regione del delta del Niger un luogo decisamente pericoloso e poco attraente per gli investimenti.
Fonte: Strategic Forecast, a cura di Davide Meinero
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