Il primo aprile scorso i delegati giapponesi hanno cercato di sbrigare i loro incontri al G20 piuttosto in fretta. Molti fattori infatti impediscono infatti a Tokyo di svolgere un ruolo attivo durante gli incontri dei prossimi mesi.
· Il governo giapponese è debole e il ministro Raro Aso è decisamente impopolare, tanto che sarà senz’altro spazzato via insieme al suo partito alle prossime elezioni – che dovrebbero avere luogo nei prossimi mesi.
· La politica estera del Giappone è stata rimodellata circa vent’anni fa e non può cambiare. L’economia giapponese si basa sulle esportazioni, dato che i consumi interni sono alquanto scarsi. Proprio a causa della tiepida domanda, dell’invecchiamento della popolazione e dell’effetto di vent’anni di stimoli economici, non rimane molto da fare in questo nuovo frangente – anche se probabilmente Tokyo avvierà un nuovo piano da 202,7 miliardi di dollari a breve. Per un’eventuale ripresa il Giappone deve fare affidamento sulle esportazioni e ha quindi deciso di finanziare il Fondo Monetario Internazionale e alcuni paesi asiatici in modo da far ripartire l’economia internazionale.
· Infine, dato che l’economia del paese è in atrofia, i governo giapponese ha deciso di aspettare le decisioni degli Stati Uniti sulla nuova architettura del sistema finanziario internazionale prima di intraprendere ogni iniziativa.
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