Questo è un momento cruciale: ci si sta preparando ad affrontare l'Iran, se necessario, e a questo scopo si costruiscono o si verificano gli schieramenti, e si fa il possibile per accertarsi che la Turchia sia solidamente dalla parte della NATO. È un momento di decisioni fondamentali importantissime per il futuro del mondo.
Consideriamo il quadro d'insieme:
- Obama a Praga ai primi di aprile conferma che il sistema antimissilistico verrà costruito se persiste la minaccia dell'Iran. Implicitamente è come avesse detto che, tolta di mezzo la minaccia iraniana, gli USA potrebbero prendere in considerazione l'idea di non avere truppe NATO alla frontiere della Russia, e non costruire un sistema di intercettazione anti-missili in Polonia. Ha fatto capire ai Russi: se siete con noi contro l'Iran, o se per lo meno rinunciate a crearci difficoltà nel caso che sia necessaria una guerra con l'Iran, verrà rispettata la vostra sfera di influenza in Europa. Altrimenti sfrutteremo ogni spazio per togliervi l'egemonia.
- Poi Obama va in Turchia e fa un discorso al Parlamento turco in cui chiede e offre amicizia e alleanza, riconosce un grande ruolo regionale ai Turchi, sostiene il loro diritto a entrare nella UE. Questo avviene qualche dopo che i paesi NATO s'erano accordati con la Turchia per riconoscere al primo ministro turco il vice-segretariato della NATO.
- I Turchi hanno nel frattempo avviato trattative con gli Armeni, evidentemente per pararsi le spalle. Sono persino arrivati a dichiararsi disponibili ad una revisione storica dell'eccidio degli Armeni (fu genocidio, o non fu genocidio?) e a lasciare il giudizio agli storici. I Russi pensavano di usare la tradizionale inimicizia degli Armeni verso i Turchi per contenere l'influenza turca nel Caucaso, i Turchi stanno cercando di prevenire questa eventualità, stabilendo migliori rapporti con l'Armenia. La reazione della Russia pare arrivare a spese (di nuovo) della Georgia: grandi manifestazioni contro Saakashvili, che prendono l'avvio proprio oggi, potrebbero portare a un rovesciamento dell'attuale governo filo-occidentale e all'instaurazione di un nuovo governo filo-russo.
- I Turchi negli ultimi mesi hanno anche avviato trattative con la Siria, per tentare di allontanarla dall'alleanza con l'Iran, promettendo in cambio la restituzione del Golan da parte di Israele. Ha anche attaccato verbalmente ma molto pesantemente Israele durante la guerra di Gaza, probabilmente per guadagnare maggiore credibilità agli occhi degli Arabi e dei Palestinesi stessi, e contrastare l'influsso iraniano, che usa l'odio contro Israele come arma per destabilizzare i governi arabi moderati e per attirarsi la simpatia degli estremisti islamici un po' ovunque.
- A Doha a fine marzo i governi arabi moderati hanno tentato di isolare l'Iran e costruire consenso fra tutti gli stati arabi, ma hanno fallito (vedi articolo di MEMRI). Gheddafi in particolar modo ha avuto parole di fuoco contro i Sauditi. Perché? Che gioco sta facendo Gheddafi? Che cosa vuole? Come sempre,Gheddafi ha comportamenti dissonanti. Il governo italiano ha raggiunto recentemente un accordo con la Libia per porre fine alle richieste di compensazioni per l'aggressione coloniale. Anche questo è un gesto di pacificazione importante da parte di un Paese NATO, che vuole appianare i motivi di tensione con i paesi arabi del Medio Oriente. E Gheddafi ha accettato di chiudere il contenzioso.
- Gli Usa hanno truppe in Afghanistan e in Iraq, alle frontiere con l'Iran. Sta all'Iran scegliere se alzare il livello dello scontro e arrivare alla guerra, o accontentarsi del riconoscimento della sua egemonia regionale, con conseguente umiliazione dei leader arabi moderati, e possibili contraccolpi politici in tutti gli stati arabi. Le truppe NATO sono già in posizione per una guerra anche all'Iran....si ritireranno se l'Iran non si mostra bellicoso. Nel frattempo però durante le elezioni in Afghanistan e in Iran le truppe NATO su suolo afgano saranno più numerose: se ne andranno dopo le elezioni? Sta all'Iran lanciare il segnale di pace o di battaglia. Le prossime elezioni in Iran daranno probabilmente l'indicazione di che via scelgono gli ayatollah.
- L'Iran sta negoziando con le autorità irachene lo smantellamento di Camp Ashraf, cioè della cittadella della resistenza iraniana in esilio, posizionata in Iraq vicino alle frontiere con l'Iran. Gli stati Uniti permetteranno che venga smantellata Ashraf (la più forte organizzazione della resistenza iraniana in esilio, formata dagli ex mujaheddin del popolo), o fermeranno il governo iracheno, che pare incline ad accordarsi con il governo iraniano? La sorte di Camp Ashraf sarà un indicatore importante per capire che svolta prenderanno gli eventi globali.
- Oltre alla resistenza iraniana in esilio in Iraq, l'altra pedina debole del gioco è Israele. L'occidente è probabilmente pronto a prendere in considerazione il sacrificio di Israele agli Arabi per neutralizzare la minaccia iraniana, o a sacrificarlo anche direttamente agli Iraniani se questo bastasse a renderli davvero innocui. Già oggi il nostro ministro Frattini ha invitato Israele a cedere il Golan alla Siria (tanto ci rimette la sicurezza di Israele, mica ancora la nostra...)., che i contendenti più forti sono pronti a sacrificare, è Israele.
Però Israele è anche un alleato forte per la guerra all'Iran, se la guerra si prospettasse come inevitabile. Dunque è probabile che tutto l'occidente (oltre alla Turchia) chieda a gran voce a Israele di cedere, ma non faccia poi molto per indebolirlo. Aspettiamoci ora una sgradevole campagna di attacchi verbali contro il governo d'Israele anche in Europa: propaganda per corteggiare l'opinione pubblica araba. Ma lo stato di Israele sarà davvero in pericolo soltanto se l'Occidente deciderà di pacificare l'Iran a tutti i costi, anche mettendo a rischio il proprio futuro, pur di evitare la guerra subito.
- C'è poi l' incognita del Pakistan. Se i generali e il governo del Pakistan capiscono che in una guerra più ampia il loro paese verrebbe probabilmente disgregato a favore dell'India, forse ritrovano consonanza d'intenti e provano a mettere davvero un freno al jihadismo islamista. Saranno in grado di farlo? Promettendo aiuti economici per cinque anni, Obama ha dato ai Pakistani un incentivo a schierarsi con la NATO, ed ha fatto un gesto di fiducia nei confronti dei dirigenti pachistani.
- Rimane da vedere come evolverà la crisi economica e finanziaria, che indebolisce l'Occidente. Ma non soltanto l'Occidente. Tutto il mondo (Cina inclusa) ha interesse a far finta che il mondo finanziario sia solido e il mercato si auto-regoli davvero. Perciò il mondo gioca d'azzardo: non c'è alternativa.
Laura Camis de Fonseca
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