Il 7 aprile 2009 fra i 10.000 e i 30.000 manifestanti si sono radunati intorno al palazzo presidenziale della capitale moldava, Chisinau, per protestare contro l’esito delle ultime elezioni – vinte dal Partito Comunista. Il presidente Vladimir Voronin ha accusato i manifestati di tramare un “colpo di stato”.
La Moldavia è un paese di 4 milioni di abitanti con un PIL paragonabile a quello del Nicaragua.
Ma una rivoluzione colorata in questo piccolo paese potrebbe rivelarsi molto importante.
Per “rivoluzioni colorate” si intendono tutti quei cambi di regime spontanei verificatisi nel mondo post-sovietico per merito degli studenti e delle organizzazioni non governative (ONG). Le più note sono la “rivoluzione rosa” del 2003 in Georgia e la “rivoluzione arancione” del 2004 in Ucraina.
Un cambio di regime in Moldavia darebbe molto fastidio alla Russia.
Mosca ha tuttora 2.800 truppe radunate in Transnistria, la regione orientale della Moldavia incastonata fra l’Ucraina e il fiume Dnepr abitata principalmente da Russi e Ucraini.
Grazie al controllo di questa striscia, la Russia è riuscita ad accerchiare completamente l’Ucraina.
La Moldavia si trova immediatamente a Nord di una regione che la Russia considera strategicamente importante – la regione di Budjak, la parte meridionale della ex Bessarabia –
perché permette l’accesso ai Balcani senza dover attraversare i Carpazi. Proprio per questa ragione in passato gli Ottomani e i Russi si sono scontrati più volte per il controllo di quest’area.
Al giorno d’oggi si trovano qui molte infrastrutture energetiche russe, specialmente i gasdotti che scorrono verso i Balcani e la Turchia. Attualmente il Budjak si trova in territorio ucraino, ma il controllo della Moldavia consentiva a Mosca di monitorare da vicino la regione.
Dal punto di vista occidentale la Moldavia è uno stato post-comunista sito in una posizione strategica per frenare l’avanzata di Mosca. Strappare l’Ucraina alla Russia si è rivelato un compito arduo, proprio per la sua conformazione territoriale – è uno stato lontano dall’Europa centrale, vasto, complesso e decentralizzato.
La prossimità culturale e geografica della Moldavia alla Romania invece renderebbe più semplice l’incorporazione del paese nella sfera occidentale.
La Russia è in fase offensiva a partire dal conflitto dello scorso agosto contro la Georgia, ma ha alzato il tiro dopo che il presidente Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca. Il Cremlino ha provato a forzare la mano al nuovo presidente, giovane e privo di esperienza in politica estera. Il presidente finora si è difeso bene e la decisione di andare avanti con il dispiegamento del sistema antimissili in Europa dell’Est è una dimostrazione di fermezza.
Gli Stati Uniti e l’Europa potrebbero servirsi del “caso Moldavia” per colpire il Cremlino, facendo leva sull’effetto sorpresa e ricordando ancora una volta ai Russi che hanno molte armi a disposizione – o diverse rivoluzioni, di moti colori
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