Secondo fonti governative pakistane, il 22 febbraio 2009 i Talebani si sarebbero impossessati del distretto di Buner, a circa 100 kilometri dalla capitale del Pakistan.
Questo dimostra che l’insurrezione sta crescendo e che la strategia accomodante del governo pakistano si è rivelata del tutto fallimentare.
I Talebani sono avanzati nel Buner dalla confinante valle di Swat dopo il ritiro dell’esercito pakistano dello scorso febbraio – quando è stata firmata una tregua tregua. I Talebani hanno preso possesso di vari villaggi mentre la polizia locale è scappata nelle caserme senza opporre resistenza.
L’avanzata è stata appoggiata da numerosi funzionari locali vicini ai Talebani.
All’inizio la popolazione locale era determinata a resistere all’avanzata dei ribelli, ma il patto siglato 10 giorni fa fra il governo e i Talebani - che sancisce l’introduzione della sharia nella valle di Swat - ha tolto ogni speranza.
Pochi giorni fa il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha dichiarato di essere molto preoccupato dalla situazione in Pakistan, proprio perché il governo si è dimostrato estremamente debole di fronte ai Talebani.
In passato la popolazione del Buner aveva cercato di respingere i Talebani attraverso la creazione di piccoli eserciti privati –
l’anno scorso, quando i ribelli sono penetrati nella regione uccidendo un poliziotto, gli abitanti hanno combattuto coraggiosamente costringendoli alla fuga. Ma con l’aumento dei campi di addestramento reclute nella vicina valle Swat la situazione è diventata insostenibile.
L’esercito pakistano inizia a mostrare segni di preoccupazione dato che dalle colline del Buner i militanti potrebbero facilmente scendere nella pianura dello Swabi - che conduce all’autostrada che collega Islamabad al capoluogo della Provincia Nord-Occidentale, Peshawar.
Se il governo pakistano intende salvare il paese sarà probabilmente costretto a rompere la tregua con i ribelli e a dispiegare i 15.000 soldati ancora presenti nella valle Swat per schiacciare l’avanzata talebana.
Fonte: New York Times, The Guardian
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