Il 17 aprile la Cina ha acconsentito a prestare 10 miliardi di dollari al Kazakistan da investire nell’industria del gas naturale e del petrolio:
Pechino di fatto approfitta della crisi finanziaria per stringere la presa sull’Asia centrale. Anche la Russia vuole fare affari con il Kazakistan, dato che gli ha già promesso un prestito da 3 miliardi di dollari: Mosca nutre diversi interessi nella regione, ma fino a quando le mire cinesi saranno esclusivamente di carattere economico non si opporrà alle mosse di Pechino.
Le banche cinesi quest’anno hanno prestato 25 miliardi di dollari alle aziende energetiche russe Transneft e Rosneft per costruire l’oleodotto Siberia Orientale-Oceano Pacifico. In America latina i Cinesi hanno prestato 10 miliardi di dollari all’industria brasiliana Petroleo Braileiro SA, 6 miliardi al Venezuela e 1 miliardo all’Ecuador. Pechino ha inoltre fatto una serie di investimenti in Africa, incluso un prestito di un miliardo all’Angola.
L’industria dell’alluminio Chinalco sta cercando di acquistare azioni dal colosso minerario Rio Tinto per 20 miliardi di dollari, mentre Pechino ha inviato due delegazioni in Europa che hanno recentemente investito 12,6 miliardi di dollari nel settore tecnologico e nella produzione di beni consumo.
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