Liberamente tratto da un articolo di Greg Bruno del CFR, 11 maggio 2009
Le forze della coalizione normalmente sconfiggono facilmente i Talebani sul campo di battaglia, grazie a una superiorità militare schiacciante. Ma per quanto riguarda la guerra mediatica non si può dire altrettanto.
I Talebani che operano nella regione di confine fra Pakistan e Afghanistan grazie all’uso della tecnologia (internet, radiotrasmittenti, telefoni cellulari, etc.) spesso riescono a raggiungere la popolazione prima dei media occidentali e a far penetrare il messaggio dello jihad. La Casa Bianca ha quindi deciso di intervenire per migliorare i sistemi di comunicazione e contrastare l’efficiente propaganda del nemico.
I Talebani hanno iniziato a puntare sulla comunicazione mediatica a partire dagli anni ’90 - pubblicando giornali in diverse lingue e aprendo numerose stazioni radio. Ma da quando la guerra li estromise dal potere nel 2001 iniziarono a moltiplicare la propaganda contro l’“invasore”. Attualmente
i Talebani pakistani e afgani - che possiedono più di cento stazioni radio -
distribuiscono costantemente alla popolazione audiocassette e messaggi minatori per instillare la paura e costringere i cittadini all’obbedienza. Inoltre mandano messaggi all’esterno per convincere i politici occidentali che i loro obiettivi sono irraggiungibili e che i costi dell’intervento sono superiori ai benefici.
L’effetto reale dei messaggi non è chiaro, visto che i dati paiono contrastanti: in generale si può affermare che
l’appoggio della popolazione al governo è diminuito notevolmente - anche se gli attivisti pro-Talebani sono una minoranza. Secondo un sondaggio dell’Asia Foundation il 39% degli intervistati in Afghanistan dichiara che la situazione attuale è senz’altro migliorata rispetto a quella del periodo di governo talebano, ma nonostante ciò la simpatia per i jihadisti è aumentata.
Le agenzie civili statunitensi come VOA e Radio Free Afghanistan mandano già in onda diverse trasmissioni in lingua locale e gli ufficiali statunitensi stanno studiando un modo per inviare subito ai cittadini afgani informazioni sullo status delle battaglie.
Su richiesta del presidente Barack Obama l’esercito ha iniziato a riscrivere il manuale operativo sull’informazione, l’FM 3-13,in modo da rendere più rapide le comunicazioni e raggiungere la popolazione prima della propaganda talebana, che sovente si serve di video fasulli appositamente costruiti – in cui si riportano presunti massacri di civili da parte delle forze della coalizione.
Il Pentagono ha intenzione di introdurre cambiamenti importanti nel campo delle telecomunicazioni.
L’ammiraglio Gregory J. Smith, direttore delle comunicazioni del Comando Centrale statunitense,
intende installare in territorio afgano un maggior numero di antenne, in modo da rendere più facile la comunicazione diretta - via radio o attraverso i telefoni cellulari -
e favorire i contatti all’interno della popolazione – per evitare la diffusione di notizie false o fuorvianti. L’ammiraglio sottolinea che
lo scopo ultimo dovrebbe infatti essere quello di alimentare il dibattito all’interno della comunità afgana, anziché predicare i valori americani.
Il Pentagono ha poi ipotizzato di sabotare le trasmissioni radio dei Talebani e di chiudere i siti internet jihadisti, anche se alcuni analisti sostengono che
sarebbe meglio mostrare all’opinione pubblica la vera natura della dottrina dei ribelli, causa di odio, violenza e oppressione.
In conclusione, anche se sul campo i soldati della coalizione si sono dimostrati decisamente più forti, resta ancora da affrontare il nodo della guerra mediatica – cui i Talebani dedicano una particolare attenzione. Soltanto attraverso una strategia coordinata che copra l’intero territorio di guerra gli Stati Uniti riusciranno ad arginare la propaganda talebana e a ottenere il consenso della popolazione, attualmente piuttosto scarso.
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