Il 27 maggio 2009 l’Unione Europea, su iniziativa tedesca, ha proposto un piano per la creazione di un sistema paneuropeo di regolazione finanziaria basato su due istituzioni principali: il Consiglio Europeo per i Rischi Sistemici (ESRC) e il Sistema Europeo di Supervisione Finanziaria (SESF). La Commissione spera che il piano venga approvato dagli stati membri a giugno, così che possa entrare in vigore entro la fine dell’anno.
La crisi finanziaria ha mostrato tutte le debolezze del sistema bancario dell’Unione Europea: il fatto che ogni paese applichi le proprie regole ha creato notevoli ritardi nell’elaborazione di una strategia comune e ha spinto i paesi membri a cercare una soluzione – consci che un sistema unificato sarebbe stato in grado di risolvere o almeno mitigare gli effetti della crisi.
In Europa le aziende dipendono in larga parte dalle banche:
i governi hanno incoraggiato l’interazione fra gli istituti di credito e le industrie, perché l’industrializzazione è stata per lo più guidata dall’alto – ad eccezione del Regno Unito e in altri rari casi. La maggior parte delle industrie fanno affidamento quasi esclusivamente sui prestiti e sui finanziamenti delle banche, e non sulla borsa o sulle società finanziarie private: con l’insorgere della crisi economica la richiesta di prestiti è aumentata mettendo a dura prova il sistema bancario. Ed è stata proprio la crisi a spingere l’Europa ad elaborare una struttura di controllo paneuropea.
Nel concreto
l’ESCR dovrà monitorare i rischi sistemici e metter in guardia i vari stati membri dai potenziali rischi economici attraverso il controllo di una serie di parametri che potrebbero altrimenti passare inosservati. Tuttavia questo organo non avrà il potere di sanzionare i singoli stati e si limiterà esclusivamente a dare consigli ai vari stati. Questo significa che l’ESCR darà sicuramente indicazioni sull’utilizzo di prestiti in valuta straniera in Europa e sugli investimenti nei mutui subprime statunitensi – ovvero su quegli elementi che hanno provocato l’attuale crisi.
Il SESF invece avrà il compito di elaborare direttive finanziarie per le istituzioni finanziarie dei singoli stati – quest’organo si riserverebbe inoltre il diritto di intervenire per risolvere le eventuali dispute fra le istituzioni nazionali e le istituzioni europee. In caso di mancata risoluzione l’ultima parola spetterebbe alla Corte di Giustizia Europea.
La creazione di un sistema di regolazione sovranazionale potrebbe essere ostacolato da diversi paesi dell’Unione Europea che da sempre si oppongono ad ogni tipo di intervento che riduca la sovranità nazionale – come Irlanda, Lussemburgo, Regno Unito, Austria, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Danimarca. Il Regno Unito in particolare non vuole rinunciare alla propria indipendenza finanziaria, e ha già fatto sapere di voler apportare cambiamenti alla proposta. Si tratta della proposta più concreta finora avanzata per regolare il sistema finanziario europeo, ma la decisione finale spetterà al Consiglio d’Europa, il cui meccanismo di voto rischia di rallentare l’approvazione e di impedire la piena realizzazione del piano.
Fonte: Strategic Forecast, a cura di Davide Meinero
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