La Cina odierna è un immenso laboratorio di esperimenti sociali ed economici diretti dall'alto, pur con un certo spazio alla libera iniziativa. Sembrano lontanissimi i tempi di Mao, quando chi avesse osato dare il bianco ai muri lerci della stanza in cui abitava sarebbe stato subito accusato di mentalità egoista borghese e mandato a mille chilometri di distanza per punizione, perché dimostrava di badare al benessere proprio e della propria famiglia, anziché mettere tutto il proprio tempo e tutte le proprie energie a disposizione del popolo.
La Cina ha grandi problemi di integrazione fra diversi gruppi etnici, e di riequilibrio economico fra le regioni - ognuna delle quali è più popolosa o più vasta dell’Italia intera. Le maggiori differenze etniche, economiche e culturali si trovano fra le regioni della costa e quelle dell'interno. Le regioni occidentali interne sono per lo più abitate da gruppi etnici diversi dai Cinesi Han del Paese di Mezzo, cioè della Cina vera e propria. Particolarmente difficili sono sempre stati i rapporti fra i Cinesi Han e gli Uiguri dello Xinjiang, di ceppo turcomanno e di religione islamica, e quelli fra i Cinesi Han ed i Tibetani.
La politica di integrazione economica, sociale ed etnica fra Han e non Han in passato è stata spesso perseguita con spostamenti obbligati di moltitudini di persone. Oggi si offrono piuttosto incentivi economici e facilitazioni burocratiche.
Gli immigrati Uiguri, che si accontentano di stipendi molto bassi, sono una fonte di mano d’opera preziosa per molte aziende della costa.
Il governo spesso offre loro cibo, vestiti e sussidi per consentirgli di spostarsi e vivere stabilmente in regioni più ricche, amalgamandosi con il resto della società. Tali benefici però hanno portato ad uno scontro con la maggioranza Han, che vede gli Uiguri come criminali. Alcuni episodi – ad esempio l’attentato avvenuto prima delle Olimpiadi, quando sono rimasti uccisi 16 agenti della polizia cinese, e il tentativo di una donna uigura di dar fuoco al bagno di un aereo – hanno danneggiato ulteriormente la già fragile reputazione degli Uiguri.
Per questo un episodio di intolleranza etnica nel Guangdong suona come un segnale di allarme, un avvertimento di possibili gravi disordini futuri. Il 25 giugno 2009 è scoppiata una rissa fra lavoratori Uiguri e Han in una fabbrica di giocattoli a Shaoguan, nel Guangdong. Le cause non sono chiare, ma a quanto pare uno Han è stato arrestato perché diffondeva l’accusa di stupro nei confronti degli Uiguri, che potrebbe alimentare altre fiammate d’odio.
Secondo la versione ufficiale due uomini Uiguri si sarebbero avvicinati a due donne Han nella loro camerata e una delle due si sarebbe messa ad urlare richiamando l’attenzione dei vicini Han. Subito dopo è scoppiata una violenta lite e centinaia di Han e Uiguri armati di coltello e tubi di ferro hanno iniziato a colpirsi a vicenda: due Uiguri hanno perso la vita e oltre 120 persone sono rimaste ferite (81 Uiguri e 39 Han). Lo scontro è proseguito anche nelle strade. Alla fine 400 poliziotti antisommossa sono arrivati per sedare la situazione ed hanno portato i feriti all’ospedale.
Questi eventi indicano che la tensione era arrivata ad un punto critico ed è bastata una piccola scintilla a scatenare il putiferio. Qualcuno ha ipotizzato che in verità le molestie contro le due donne Han fossero solo un pretesto per scagliarsi contro gli Uiguri. In ogni caso 600 Uiguri coinvolti nella rissa sono stati trasferiti in tre aree diverse all’interno della stessa città.
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