Liberamente tratto da un’analisi di Reva Bhalla per Strategic Forecast, ottobre 2010.
L’origine dell’alleanzaSul piano ideologico gli alawiti siriani (considerati apostati dai sunniti) praticano una versione dell’Islam che ha aspetti in comune con lo sciismo iraniano. Ma non è questo il motivo dell’alleanza fra Siria e Iran.
La Siria cerca di estendere l’egemonia sul Libano perché – dal suo punto di vista – è l’estensione naturale del suo territorio: è il cuore della Grande Siria dell’epoca ottomana, tramite cui Damasco aveva accesso al mare - e quindi alla rete commerciale internazionale.
La Siria approfittò della guerra civile libanese (1975-1990) per infiltrarsi in Libano giocando fra le fazioni. Dovette fare i conti non solo con Israele, ma anche con l’OLP capeggiata da Yasser Arafat, che si opponeva all’egemonia siriana in Libano. Nello stesso periodo la Siria dovette anche contenere il regime baathista di Saddam Hussein (Iraq), con cui intratteneva pessime relazioni. Proprio come l’Iran, che non vedeva l’ora di ridimensionare il potere di Saddam. Unendo le forze Siria e Iran incrementarono la loro influenza nella regione, contrastando in maniera efficace sia Israele sia le potenze sunnite della regione.
Ma come conciliare il secolarismo della Siria e il fanatismo religioso della Repubblica Islamica? Qui entra in gioco Hezbollah. Nato dal movimento Amal (allora il principale movimento sciita siriano), divenne rapidamente un importante alleato strategico di Damasco e di Teheran. La Siria poteva servirsene come arma di pressione contro Israele mentre la Repubblica Islamica poteva usare la cellula sciita libanese per esportare la rivoluzione nel mondo arabo.
Iran e Siria si divisero i compiti:
· le Guardie della Rivoluzione iraniane si sarebbero occupate di addestrare e finanziare i miliziani di Hezbollah;
· la Siria avrebbe creato le condizioni per permettere alle Guardie della Rivoluzione iraniane di aprire campi d’addestramento nella valle del Bekaa e per garantire il flusso dei rifornimenti attraverso il proprio territorio.
Ma la Siria ed Hezbollah ebbero anche una serie di diverbi a partire dai primi anni ’80, quando il movimento sciita, su ordine di Teheran, alzò il tiro provocando l’intervento straniero in Libano (considerato da Damasco territorio siriano). Damasco voleva che Hezbollah obbedisse ai suoi ordini. Di fronte al rifiuto prese anche misure drastiche: nel 1987 fucilò 23 membri di Hezbollah.
La Siria in difficoltà.
Nel 2000, grazie all’aiuto di Siria e Iran, Hezbollah riuscì a spingere Israele al ritiro dalla zona di sicurezza del Libano meridionale, dimostrando di essere un attore di primo piano sulla scena politica libanese.
L’invasione statunitense dell’Iraq fu accolta benevolmente Iran e Siria, perché si sbarazzavano del principale rivale regionale: Saddam Hussein.
Dal 2003 a oggi l’Iran ha usato tutti i mezzi a disposizione per consolidare l’egemonia sull’Iraq - a maggioranza sciita. La Siria invece ha accolto i baathisti sunniti nella speranza di ingraziarsi le forze laiche che presumibilmente avrebbero governato il paese dopo la fine del regime baathista.
Il 14 marzo 2005 l’esplosione di un’autobomba uccise l’ex primo ministro libanese Rafik-al-Hariri, strenuo oppositore della Siria. Vi sono buoni motivi di credere che l’attentato sia stato organizzato da elementi siriani ed eseguito da agenti di Hezbollah. Damasco non si aspettava che l’eliminazione di al-Hariri avrebbe scatenato una rivolta massiccia – appoggiata anche da paesi occidentali come Francia e USA – che l’avrebbe obbligata a ritirare le truppe dal Libano.
Il vuoto lasciato dalla Siria fu immediatamente riempito dall’Iran, che aveva interesse a rafforzare Hezbollah e a scatenare una guerra con Israele per distogliere l’attenzione dal suo programma nucleare. La guerra del 2006 è un esempio di ciò che può accadere in Libano quando è solo l’Iran a gestire la situazione.
La Siria alla riscossa
Ora la Siria è passata di nuovo all’offensiva in Libano: i servizi segreti siriani si sono infiltrati in ogni dove in Libano, e i politici libanesi che in passato hanno osato schierarsi contro Damasco sono stati costretti a chiedere scusa. Persino Saad al-Hariri, figlio di Rafik al-Hariri e attuale primo ministro, si è scusato per aver accusato la Siria dell’omicidio del padre.
L’Iran e Hezbollah non sono affatto contenti di questa situazione. Damasco usa la propria influenza in Libano per diversificare le proprie opzioni in politica estera e non essere obbligata a legarsi troppo all’Iran. L’Arabia Saudita e la Turchia ad esempio hanno chiesto a Damasco di tenere a bada Hezbollah. Bashar al-Assad recentemente si è recato in visita a Beirut insieme al re saudita Abdullah per mostrare all’Iran e a Hezbollah di non aver intenzione di rinunciare al Libano. Questo non significa che la Siria voglia rinunciare all’alleanza strategica con Hezbollah e con la Repubblica Islamica. Vuole aumentare il proprio peso svolgendo il ruolo di mediatore fra gli Sciiti e le potenze arabe sunnite.
La Siria sta raggiungendo gli obiettivi?
All’inizio degli anni ’80 la Siria voleva:
· acquisire profondità strategica in Libano (obiettivo raggiunto);
· eliminare Saddam Hussein (obiettivo raggiunto);
· rimuovere gli ostacoli che limitavano l’estendersi dell’influenza siriana in Libano. Ma quali?
Negli anni ’70 il principale ostacolo era l’OLP di Arafat, oggi invece sono Hezbollah e la Repubblica Islamica. Hezbollah però dipende in larga parte dai rifornimenti siriani, e anche i suoi sistemi di comunicazione sono parzialmente controllati dai servizi segreti della Siria. Per contenere Hezbollah Damasco appoggia ora altri movimenti: Amal, il Syrian Social Nationalist Party, al-Ahbash, i Nesseriti, il partito Baath e il Mirada di Suleiman Franjiye.
La rivalità fra Iran e Siria non è circoscritta al Libano, si estende anche all’Iraq, paese che confina sia con la Siria che con l’Iran. Damasco vorrebbe un governo laico (composto da ex baathisti) a Baghdad e teme che l’Iraq diventi un satellite della Repubblica Islamica (come pare stia avvenendo).
La Siria continua a fare il doppio gioco: mette freno a Hezbollah per rabbonire gli Stati Uniti e ottenere l’assenso occidentale a espandersi in Libano; allo stesso tempo incontra regolarmente gli emissari di Teheran e di Hezbollah per mostrare fedele collaborazione. Ma questo delicato equilibrio inizia a scricchiolare, e la fiducia fra i tre alleati sta venendo meno.
Gli USA hanno grande bisogno dell’aiuto delle Siria per ostacolare l’espansionismo iraniano nella regione, ora che intendono ritirarsi dall’Iraq. Colloqui segreti sono in corso da lungo tempo fra Siriani, Sauditi, Americani e Israeliani. Questi però sono esasperati dall’atteggiamento mercantilista della Siria, che cerca di ottenere il massimo da tutti offrendo poco o nulla in cambio. I colloqui vanno avanti, ma l’esito è quanto mai incerto.
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