Ahmadinejad
fra due fuochi?

03/08/2009

Il 28 luglio 2008 il leader supremo dell’Iran Ali Khamenei ha nominato l’Hojatoleslam (autorità religiosa) Mohammad Sadegh Larijani alla guida del sistema giudiziario del paese. Larijani, fratello più giovane del potente portavoce parlamentare e membro del Consiglio dei Guardiani, prenderà il posto dell’ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, in carica da oltre dieci anni. Shahroudi è un potenziale successore di Ali Khamenei.   I fratelli Larijani controllano ora il potere legislativo e giudiziario del paese, rappresentano una minaccia  al potere del presidente in carica Ahmadinejad. Khamenei ha effettuato questa scelta con il chiaro intento di tenerlo a bada, e questo appare strano, dato che lo ha sostenuto senza esitazione in tutto il periodo postelettorale.   Ahmadinejad quindi oltre a doversi confrontare con l’ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani,  appartenente ai riformisti pragmatici, deve anche contenere la minaccia che proviene dagli estremisti in seno alla sua fazione. Dopo aver nominato Esfandiar Rahim Mashaie (suo amico e consuocero ) come proprio vicepresidente, Ahmadinejad ha dovuto fare marcia indietro, perché Khamenei si è opposto.   Ahmadinejad inoltre è riuscito a fatica a rimuovere il capo dell’intelligence Gholam Hossein Mohsenj-Ejei (anche lui su posizioni oltranziste) dal suo ruolo, e soltanto dopo un acceso litigio.   Anche l’ayatollah conservatore Ahmad Khatami (da non confondersi con Mohammad Khatami) ha messo in guardia il presidente Ahmadinejad dal disobbedire al leader supremo. Come se non bastasse, 210 parlamentari su 290 hanno firmato una petizione a favore di Mohsenj-Ejei.   La lotta in seno al regime si fa più complessa e aspra, e lo stesso Ahmadinejad potrebbe ritrovarsi prima o poi  in minoranza. Questo prova ancora una volta che tutte le decisioni sono inevitabilmente nelle mani del leader supremo, che esercita un potere pressoché assoluto nella Repubblica Islamica dell’Iran.

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