Attentato di al Qaeda al principe saudita

04/09/2009

La sera del 28 agosto 2009 il principe Mohammed bin Nayef, viceministro degli interni saudita – l’uomo che gestisce le operazioni antiterroristiche nel paese – riceveva ospiti pubblici in occasione del Ramadan. Durante l’incontro del venerdì il principe Mohammed bin Nayef doveva  incontrare Abdullah Hassan Taleh al-Asiri, ex terrorista e membro di al Qaeda. In teoria al-Asiri aveva abbandonato la via del terrorismo e aveva chiesto di incontrare il principe per esprimere il suo pentimento e per essere accettato nel programma di amnistia del regno. Questo tipo di incontri non è una novità, dal momento che è un evento mediatico di prim’ordine nella battaglia ideologica della dinastia saudita contro il jihadismo. Il principe Mohammed, responsabile del programma di riabilitazione per i terroristi, è una figura chiave di questa battaglia ideologica.
 
Ad esempio a febbraio l’ex detenuto di Guantanamo Mohammed al-Awfi - che compariva nella lista nera dei terroristi ricercati dall’Arabia Saudita – depose le armi in Yemen e venne portato in Arabia Saudita. Dopo aver rinunciato al terrorismo al-Awfi fu ammesso nel programma di riabilitazione. Questo evento ebbe un impatto estremamente negativo sul movimento qaedista della penisola arabica, in quanto si trattava di un leader di vecchia data comparso ancora in un video di al Qaeda nel gennaio del 2009.   Ma a differenza di al-Awfi, al-Asiri non era un vero pentito. Poco dopo essere entrato in una piccola stanza con il principe Mohammed, ha innescato un piccolo esplosivo nascosto nella sua cavità anale. L’esplosione ha dilaniato il corpo di al-Awfi e ferito leggermente il principe - che è rimasto piuttosto scioccato.
 
Nonostante l’attentato sia fallito, l’effetto sorpresa è stato impressionate. È mancato poco che riuscisse. Il governo saudita dovrà quindi prendere atto della nuova situazione e adottare una strategia contro le nuove tattiche terroristiche.
 
In passato i jihadisti si sono sempre scagliati contro obiettivi occidentali, specialmente contro gli impianti petroliferi. Nonostante i numerosi attacchi verbali alla famiglia saudita, al Qaeda non aveva mai tentato di colpire i membri del regime. In seguito all’attentato contro la raffineria di Abqaiq del 2006 e l’assassinio dei quattro cittadini francesi del 2007, i terroristi non erano più riusciti a portare a segno alcun attentato. La sorpresa quindi è stata alta, soprattutto perché nessuno aveva mai osato prendere di mira un membro della famiglia saudita - specialmente un personaggio  importante come il principe Mohammed bin Nayef.
 
Mohammed è sempre stato il filo connettore fra i jihadisti e il governo, è da lui che i terroristi si recano quando decidono di arrendersi. Il principe negli ultimi anni ha incontrato centinaia di jihadisti, e non aveva mai avuto problemi prima dell’attentato del 28 agosto scorso.
 
Al-Asiri si è consegnato alle autorità saudite il 27 agosto e non ha incontrato il principe saudita fino al giorno dopo. Senza dubbio è stato sottoposto ai classici controlli di sicurezza, ma è probabile che abbia tenuto l’ordigno nascosto nella cavità anale per tutto il tempo.
Al Qaeda ha subito rivendicato l’attentato, elogiando l’abilità di Al-Asiri nell’eludere tutti i controlli di sicurezza.
 
Un ordigno simile avrebbe senza dubbio potuto avere un effetto ben più disastroso se impiegato su un aereo, anche se gli esperti ritengono che non abbia funzionato a dovere o che non sia stato utilizzato nel migliore dei modi. Certamente al Qaeda perfezionerà la tecnica prima di servirsi della sessa strategia un’altra volta.

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