Aumentano le proteste
in Cina

07/09/2009

Il 3 settembre 2009 numerosi manifestanti nello Xinjang hanno chiesto a gran voce le dimissioni del segretario locale del partito comunista Wang Le Quan ed hanno accusato il governo di non essere capace di proteggere i cittadini. La protesta è nata quando ha iniziato a diffondersi la voce di un presunto assalto a Urumqi da parte di alcuni “miscredenti”, che avrebbero attaccato i cittadini locali ferendone diverse migliaia. Questo tipo di notizia fa parte delle leggende metropolitane in Cina (e anche altrove nel mondo) e il fatto che sia stata messa in circolazione proprio ora è alquanto sospetto.   In ogni caso sin dalla rivolta di luglio il gradimento della popolazione per Wang e per il governo locale è andato calando drasticamente. Wang, fedele alleato del presidente Hu Jintao, ha governato lo Xinjang autonomamente per 15 anni con il pugno di ferro. Il segretario locale però non piace né agli Uiguri, che lo accusano di voler distruggere la loro cultura discriminandoli, né ai cinesi Han, che lo ritengono incapace di gestire la sicurezza in modo adeguato. Wang è stato più volte accusato di corruzione ma è riuscito a farla franca grazie allo stretto legame di amicizia con il presidente cinese Hu Jintao.   Il 31 agosto scorso a Quanzhou, nella provincia di Fujan, circa 10.000 persone si sono scontrate con 2.000 poliziotti. In quest’occasione i manifestanti hanno attaccato i veicoli della polizia ed hanno preso in ostaggio i leader del governo locale protestando contro il malfunzionamento del depuratore locale (dove vengono diretti gli scarichi di una raffineria e di una conceria), che ha causato l’avvelenamento delle falde acquifere – e di conseguenza la morte di alcuni cittadini per cancro.   Di solito in Cina in manifestanti si radunano davanti agli uffici dei governanti locali ed aspettano che escano dagli uffici per rivolgere loro le proprie lamentele. L’organizzazione delle manifestazioni è alquanto rudimentale: gli abitanti dei villaggi spargono la voce fra la popolazione di persona o via SMS,  perciò quando la situazione si fa pericolosa le autorità interrompono le telecomunicazioni per evitare che i messaggi raggiungano i destinatari.   In ogni caso qualsiasi protesta, specialmente se provocata da motivazioni economiche o ambientali, è una minaccia per i governanti locali. Il governo centrale fa tutto il possibile affinché le manifestazioni rimangano in un ambito esclusivamente locale, perché la nascita di un movimento nazionale potrebbe causare notevoli problemi al partito comunista al potere.   Anche i manager e i dirigenti delle aziende straniere e delle joint-venture sono potenziali obiettivi dei manifestanti. La maggior parte delle scarpe da ginnastica del mondo sono prodotte a Quangzhou. Una joint-venture formata da Sinopec, ExxonMobil e Saudi Aramco dovrebbe costruire a breve nuovi stabilimenti nella regione – fra cui una raffineria di petrolio e un impianto di fabbricazione di etilene, polietilene e polipropilene che dovrebbe entrare in funzione nel 2012. La recente protesta prendeva di mira l’impianto di depurazione, ma normalmente i manifestanti nel Fujian si scagliano contro le aziende fortemente inquinanti, spesso sponsorizzate dai governanti locali o da industriali stranieri che non si preoccupano delle condizioni ambientali.   Si stanno poi moltiplicando le proteste contro le privatizzazioni delle aziende statali in Cina.  Da circa dieci giorni più di 5.000 operai dell’azienda mineraria Hunan Coal Industry Group sono i sciopero. Di recente sono stati avviati i negoziati per la creazione di una joint-venture con altre aziende minerarie dell’Hunan e con un Comitato Provinciale, che dovrebbero portare  alla privatizzazione di una parte delle operazioni minerarie a alla quotazione dell’azienda in borsa.     Ad agosto 400 operai dell’acciaieria di Henan hanno fatto irruzione nella fabbrica prendendo in ostaggio un importante funzionario, mentre a luglio migliaia di operai della Tonghua Iron and Steel Group hanno ucciso un rappresentante di un’acciaieria privata che voleva acquistare l’azienda. Il governo centrale ha preso di mira le industrie minerarie e le acciaierie cinesi per eliminare inefficienze e sprechi – che pesano molto sulle casse statali. Tuttavia i lavoratori ed i governanti locali, che traggono molti benefici economici dalla presenza di industrie in loco, ostacolano i progetti di Pechino. Recentemente i manifestanti hanno iniziato a servirsi della violenza fisica per ritardare i negoziati.   Questi movimenti di protesta stanno assumendo un ruolo importante, sia perché non vi sono organi di rappresentanza dei lavoratori cinesi, sia perché sovente le autorità locali cedono facilmente alle richieste dei manifestanti.    A cura di Davide Meinero

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