L'eredità
di Kemal Ataturk

23/09/2009

22 settembre 2009

 

Nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo l’Impero Ottomano, dopo una lunga serie di sconfitte subite dai paesi Europei, capì che solo europeizzandosi a sua volta avrebbe potuto reggere il confronto. Quindi si imbarcò in un vasto programma di riforme.

Il sultano Abdul-Aziz nel 1863 creò Darussafaka, la prima scuola superiore con un curriculum occidentale. All’inizio del ventesimo secolo Kemal Ataturk riprese la politica del sultano e fece della Turchia uno stato laico - gli istituti come Darussafaka si diffusero a macchia d’olio nel paese.

Il mese scorso il partito Giustizia e Sviluppo (AK) ha deciso di aprire una nuova accademia di formazione per gli imam nel vecchio campus di Darussafaka, che l’aveva abbandonato nel 1994 per una nuova struttura. Questo avvenimento non sarebbe passato inosservato anche solo due anni fa, ma ora la situazione sta cambiando rapidamente.

Sin da quando ha vinto le elezioni nel 2002, il partito AK sta cercando di trasformare la Turchia. I burocrati di Ankara ora si sentono obbligati a frequentare le preghiere con regolarità per non essere scavalcati da qualcuno di più “pio”. La religione è diventata di fondamentale importanza per coloro che cercano di ottenere incarichi governativi o importanti contratti con lo stato. L’AK controlla strettamente il potere esecutivo e legislativo del paese e sta cercando di ampliare il proprio potere insediando giudici, presidi e direttori nelle principali istituzioni civili. Il partito si è poi servito di alcune scappatoie per aumentare il controllo sui mezzi di informazione – ora vicino al 50%.

L’attuale degenerazione è anche dovuta al comportamento dell’elite laica e secolare, ormai sempre più marginalizzata. Dopo il 1946, quando la Turchia divenne una democrazia multipartitica, il paese continuò ad andare avanti per inerzia. Presto però i partiti secolari smisero di fare ciò che era necessario per ottenere l’appoggio popolare. Dopo la caduta del comunismo le classi medio-basse a poco a poco abbandonarono la sinistra, che non fece nulla per frenare questo esodo. D’altro lato invece l’AK si avvicinò alle persone dotandosi di una rete capace di offrire lavoro e benefici alla popolazione e predicando allo stesso tempo i valori islamici. Il risultato è stato eccellente – infatti nel 2002 l’AK ha vinto le elezioni.

I seguaci di Ataturk hanno trascurato anche le istituzioni chiave – come Darussafaka. Dopo che la scuola è stata trasferita alla periferia della città, gli edifici del XIX secolo – con vista sul Bosforo – che la ospitavano sono stati abbandonati e sono rimasti sfitti per oltre 15 anni. Nessun imprenditore laico, né tanto meno le ONG o le università hanno mai pensato di riprenderne possesso.

Consideriamo ora i media. Mentre i laici continuano a fare affidamento sui giornali – i “vecchi” mezzi di informazione – per promuovere il loro messaggio, gli Islamisti si sono buttati sui nuovi media, specialmente su internet, per lanciare slogan antioccidentali e fare propaganda per AK. Ad esempio: al momento dello scoppio della crisi nell’autunno del 2008 i siti islamici hanno indicato la causa del collasso economico in un “presunto” – falso - trasferimento di 40 miliardi di dollari da Lehman Brothers a Israele.

I media hanno anche influenzato notevolmente il dibattito sul caso Ergenekon, dipingendo i laici come dei “terroristi” perché considerati responsabili – falsamente - di aver ordito un colpo di stato contro il governo guidato dall’AK.

Le forze secolari turche prendono decisamente troppo sotto gamba il loro compito e sono del tutto prive di una visione politica volta al futuro. L’AK invece lavora costantemente per scardinare le riforme introdotte da Ataturk ed ha bene in mente gli obiettivi da raggiungere.

Questo non significa che l’opposizione debba abbandonare la partita, anzi al contrario dovrebbe imparare la strategia dagli Islamisti per ristabilire un rapporto diretto con la popolazione e trovare nuovi elettori. I laici devono proporre una visione alternativa della Turchia del futuro. In passato Abdul-Aziz e Ataturk si ispirarono all’esempio europeo, ora le forze secolari devono aggiornare la loro visione e pensare ad un modello per il XXI secolo. Inoltre devono rendere il loro programma più attraente di quello dell’AK, altrimenti gli Islamisti continueranno a vincere e non ci si potrà lamentare. 

 

di Soner Cagaptay

 

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