Germania
contro la stretta del credito

02/12/2009

Il 2 dicembre 2009 il cancelliere tedesco Angela Merkel ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni finanziarie e dei sindacati per capire come evitare una stretta del credito che potrebbe mettere a repentaglio la ripresa economica. L’iniezione di denaro pubblico voluta dal governo ha permesso alle banche di evitare il fallimento, ma la quantità di denaro dato in prestito alle attività commerciali e all’industria continua ad essere scarsa – dato che le banche sono restie ad erogare prestiti. L’istituto IFO di Monaco ha dichiarato che a novembre la situazione è ulteriormente peggiorata e di conseguenza le piccole, medie e grandi aziende si trovano sempre più in difficoltà perché non riescono a ottenere nuovi prestiti.   Le banche non erogano denaro perché temono che le gli asset tossici tuttora presenti nei loro bilanci richiedano ulteriori grosse svalutazioni – secondo il Fondo Monetario Internazionale gli asset tossici in Germania sono ancora almeno 350 miliardi di euro.   Ma la Germania non è l’unico paese che si trova ad affrontare una situazione simile. Le banche svedesi, austriache e italiane hanno quasi totalmente interrotto il credito ai mercati emergenti dell’Europa Centrale. Anche Irlanda e Gran Bretagna devono fare i conti con le bolle speculative interne e gli asset tossici. Di fatto tutta l’eurozona è interessata da questo fenomeno. La Deutsche Bank  ha suggerito al governo tedesco di creare un nuovo fondo unico, cui tutte le banche private partecipano con una quota prefissata, per erogare prestiti alle piccole e medie imprese, contro rilascio in garanzia di azioni delle stesse imprese.   Si tratta di un tipo di operazione che le banche fanno normalmente quando finanziano la compra-vendita di una società - dunque non c'è niente di nuovo nella proposta dal punto di vista tecnico. Ma è nuova l'idea che, anziché essere le singole banche a valutare e decidere, un ente unico nazionale si specializzerebbe nel valutare e scegliere le aziende o le operazioni da finanziare.  Questo ente unico per il finanziamento delle piccole e medie imprese sarebbe  inevitabilmente influenzato dalla politica del governo.  Nel contempo l'esposizione delle banche sarebbe limitata alla quantità di denaro prefissata. E ogni banca potrebbe continuare a concentrare i propri migliori manager sulla gestione dei bilanci e sulla raccolta di denaro.  

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