Il ruolo della Germania
in Europa

16/03/2010

Il 16 marzo 2010 Peter Zeihan pubblica una analisi controcorrente su Strategic Forecast, dal titolo Mitteleuropa Redux. Eccone una traduzione riassuntiva.   “Sin dall’unificazione della Germania nel 1871 le potenze europee hanno cercato in ogni modo di contenere il potere tedesco per una ragione geopolitica: la Germania  si estende sulla pianura nordeuropea, fra Francia e Russia. Se queste due potenze dovessero attaccare contemporaneamente, la Germania crollerebbe. Ed è per questa ragione che nel 1871, nel 1914 e nel 1939 Berlino decise di lanciare un attacco preventivo contro la Francia per non dover combattere sui due fronti – come ben sappiamo, i due ultimi tentativi fallirono disastrosamente.   Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Europa cambiò l’assetto politico per evitare che la Germania risorgesse come grande potenza militare. L’esercito tedesco venne posto sotto il controllo NATO e venne creata la Comunità Economica Europea in modo da integrare fra di loro le economie dell’Europa – in primis di Francia e Germania. Per tutti i paesi europei si trattava della soluzione migliore, dato che tutti potevano sfruttare il dinamismo economico e i capitali tedeschi mettendosi allo stesso tempo al riparo dalla potenza militare della Germania – che non avrebbe più avuto ragione di colpire i suoi vicini.   Questo nuovo assetto funzionò molto bene dopo la fine della Guerra Fredda. I costi della  difesa furono ridotti, il denaro e i capitali continuarono a circolare liberamente. La nascita dell’unione monetaria basata sulla valuta unica, l’euro, rappresenta l’apice dello sviluppo raggiunto dall’Europa unita. Molti in passato dubitavano che l’euro potesse avere lunga vita, e non credevano che si potesse introdurre la stessa valuta per paesi ricchi e tecnologizzati come la Germania e paesi agricoli e meno industrializzati come la Spagna. Paesi come la Germania infatti tendono a mantenere alti i tassi di interesse per attrarre nuovi capitali e non temono una valuta forte perché la loro produttività è così alta che gli permette di competere ugualmente sul mercato internazionale.  Al contrario paesi come la Spagna preferiscono avere una valuta debole perché producono merci il cui valore aggiunto è decisamente inferiore e devono quindi cercare di abbassare il costo del lavoro  per mantenere viva l’economia.   L’introduzione della moneta unica ha innescato l’inflazione nei paesi più poveri dell’Europa, che, avendo per la prima volta accesso a grandi capitali a basso costo, ne approfittarono per   finanziare progetti sociali e aumentando enormemente il debito pubblico.   La situazione si è fatta particolarmente grave negli ultimi anni. Fra il 2008 e il 2009 infatti la crisi economica ha messo in ginocchio le economia dei paesi dell’est, ma i paesi occidentali si sono dimostrati alquanto riluttanti a soccorrerli nonostante fossero parte dell’UE.   Ora pare che l’euro sopravvivrà, ma la Germania, che possiede l’economia più forte in Europa, se ne servirà per obbligare l’UE a cambiare le regole.   La Germania e la crisi     Grecia, Portogallo, Spagna e Italia hanno sempre badato poco al controllo del deficit tanto che il rischio di default rimane tuttora piuttosto alto. Questi paesi dopo l’introduzione dell’euro hanno avuto accesso a crediti a basso costo, ma invece di servirsene per rilanciare l’economia hanno preferito investirli in programmi sociali indebitandosi eccessivamente - proprio perché gli interessi sul debito erano irrisori.   Attualmente il debito pubblico greco – ormai superiore al PIL – ha raggiunto livelli drammatici, e il rischio di default è dietro l’angolo – sempre che il governo non venga abbattuto da una rivoluzione, dato che la popolazione ha reagito piuttosto male ai tagli alla spesa pubblica.    Il 13 marzo il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble ha rilasciato un’intervista in cui ha dichiarato che se la Grecia non riuscisse a mettere a posto i conti, dovrebbe immediatamente essere espulsa dall’UE. Legalmente non è possibile cacciare fuori la Grecia - né altri stati - dall’Unione, dal momento che qualunque paese faccia parte dell’UE ha il potere di veto su qualsiasi decisione importante. La minaccia di Schauble dimostra però che la Germania non ha paura di prendere una posizione così forte in questo momento storico.     La Germania condivide il mercato con gli altri paesi membri. Questo significa ad esempio che gli Slovacchi possono applicare gli stessi tassi di interesse degli Olandesi sui mutui, ma anche che un efficiente operaio irlandese compete quotidianamente con un operaio spagnolo meno produttivo, o che un operaio tedesco ultraproduttivo si trova in competizione con un operaio greco decisamente meno produttivo.   Nel grafico qui accanto è riportato il costo del lavoro per unità di prodotto nei vari paesi europei.  Appare evidente che dall’introduzione dell’euro i partner della Germania sono diventati sempre meno produttivi rispetto ai Tedeschi – tanto che negli ultimi dieci anni il divario di efficienza produttiva fra la Germania e i paesi più indebitati è cresciuto del 25%.   Dunque l’euro, pur avendo indebolito ulteriormente le economie dei paesi europei più poveri, allo stesso tempo ha permesso alla Germania di ottenere quello che non era riuscita ad ottenere in mille anni di lotte contro i suoi vicini. Infatti gli stati europei continuano a prendere in prestito denaro – soprattutto dalla Germania – per acquistare merci importate – dalla Germania – perché il costo del loro lavoro è troppo elevato rispetto a quello tedesco. E questo non riguarda solo gli stati dell’eurozona, ma anche gli altri stati appartenenti all’UE che non hanno adottato l’euro - specialmente l’Europa dell’est, dove il costo del lavoro è cresciuto molto negli ultimi dieci anni.    Dunque il requisito fondamentale per la creazione dell’Unione Europea – ovvero la necessità di contenere il potere tedesco – sta venendo meno: la Germania infatti ha ormai preso il coraggio di difendere pubblicamente i  propri interessi nazionali.   Attualmente in Germania si stanno moltiplicando le voci contrarie a un prestito alla Grecia, e i politici tedeschi sembrano sempre più decisi a ridefinire le regole dell’eurozona secondo i propri parametri. Dato che la Germania è il paese più forte dell’Europa, farà di tutto per promuovere i propri interessi a livello europeo. Tuttavia questa non è l’Unione cui ha deciso di aderire l’Europa, ma si tratta invece della Mitteleuropa che tutti i paesi europei ricordano ancora piuttosto bene.”   Traduzione: Davide Meinero  

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.