Arabia Saudita: donne come prigionieri
Tratto da www.hudsonny.org

22/03/2010

-           Una testimonianza della Dott.ssa Fadha Sultan   Scrivo per denunciare la violazione dei diritti umani di base in Arabia Saudita, dove alle donne è negata la libertà di movimento e la scelta di residenza.   Sono un medico saudita con specializzazione, ma nonostante le mie qualifiche sono immobilizzata.  Da più di due anni non mi è permesso viaggiare: il “crimine” da me commesso è essere una donna soggetta al sistema di tutela maschile. Le donne saudite sono obbligate a vivere sotto la tutela degli uomini, in posizione subordinata, come eterni minori privi di diritti. Il mio ex-marito ha deciso di proibirmi di viaggiare prima che il divorzio fosse ufficiale, e la sua richiesta è stata accettata dalle autorità. Ho presentato domanda alla corte di abolire questa restrizione, ma la mia richiesta non ha ricevuto  risposta. Queste limitazioni minano la mia carriera, rendono impossibile la mia partecipazione a importanti conferenze internazionali e mi impediscono di accettare inviti a partecipare a corsi di aggiornamento. Le mie conoscenze mediche non possono essere aggiornate, e corro il rischio di essere “lasciata indietro”.  I miei progetti di ricerca sono congelati e la possibilità di mantenermi con il mio lavoro è messa a rischio.   Sto semplicemente chiedendo di essere trattata come qualsiasi altro essere umano, di essere libera di muovermi e viaggiare a mio piacimento utilizzando a pieno titolo il mio diritto all’autodeterminazione.     -           Una testimonianza da Reema Abulaziz   Reema Abulaziz ha avuto l’ardire di andare all’aeroporto di Riyadh con i suoi due figli e chiedere la rimozione del sistema di tutela maschile. Reema lavora in una banca di Riyadh,  è madre di due bambini e moglie di un drogato. Anche se il marito è ricoverato all’Alam Hospital di Riyadh per la sua dipendenza dalle droghe, mantiene il totale controllo sulla vita di Reema e dei loro figli. All’aeroporto di Riyadh a Reema viene impedito di lasciare il paese perché il marito “drogato e ricoverato” non ha rilasciato il permesso alla donna di partire.   Il sistema di tutela saudita considera gli uomini tutori e responsabili delle famiglie anche se hanno problemi di dipendenze o precedenti penali. La storia di Reema è esemplificativa dell’oppressione di questo sistema.   La campagna per difendere i diritti delle donne in Arabia Saudita raccoglie le storie di donne come Reema che stanno cercando di liberarsi dal controllo della tutela maschile.   Per approfondiire: www.hudsonny.org/saudi-arabia-women-as-prisoners

curato da Emanuela Borgnino

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