Cortine fumogene e realtà

20 marzo 2010

L'incidente diplomatico – gonfiato  ad arte – nato dall'annuncio di nuove costruzioni a Gerusalemme pare una cortina fumogena per nascondere una dura realtà di grave portata: non c'è speranza che gli USA ottengano l'accordo del Consiglio di Sicurezza dell'ONU a nuove e più gravi sanzioni contro l'Iran – e questo è un grave smacco per gli USA, perché incrina profondamente la loro credibilità come superpotenza garante degli equilibri internazionali anche agli occhi degli stati arabi, che hanno una ben comprensibile paura dell'espansionismo iraniano e dell'atomica iraniana.

Israele considera Gerusalemme proprio territorio fin dal 1967, quando la città fu 'liberata' dai Giordani che l'avevano occupata nel 1949.

Gerusalemme è la capitale di Israele, ma poiché gli Arabi non riconoscono il diritto di Israele su Gerusalemme la comunità internazionale continua ridicolmente a parlare di 'governo di Tel Aviv', anche se il governo e il parlamento d'Israele sono a Gerusalemme da decenni. Dal 1967 Israele costruisce  sulle colline di Gerusalemme, senza che questo abbia mai creato simili crisi diplomatiche con gli Stati Uniti o con altri paesi occidentali. Questa crisi diplomatica appare  perciò un pretesto con cui gli USA si ingraziano l'opinione pubblica araba e nascondono per qualche tempo il fallimento sostanziale della loro politica di contenimento dell'Iran.   

Nei confronti di Israele si potrebbe trattare anche di una minaccia. C'è infatti il rischio che Israele, obbiettivo dichiarato delle bombe iraniane, decida di tentare il tutto per tutto e lanci prima o poi un attacco contro i siti nucleari iraniani, costringendo anche gli USA a intervenire militarmente nel Golfo. Questo incidente diplomatico potrebbe anche voler dire al governo israeliano:  

'noi Americani vi abbandoneremmo se voi procedeste di vostra iniziativa contro l'Iran, e  rivolgeremmo tutta la nostra attenzione a costruire  una alleanza con il mondo arabo, a vostre spese'. 

Laura Camis de Fonseca