L'Emirato del Caucaso

21/04/2010

Liberamente tratto da un’analisi di  Scott Stewart e Ben West per Strategic Forecast.

 

Il 9 aprile 2010 una donna armata di pistola e di un giubbotto esplosivo si è avvicinata ad un gruppo di ufficiali di polizia in un villaggio del Caucaso settentrionale, Ekhazevo, nella repubblica di Inguscezia, ed ha aperto il fuoco su uno dei poliziotti. Gli ufficiali hanno immediatamente risposto al fuoco, facendo detonare il giubbotto esplosivo e uccidendo la terrorista.

Tali incidenti sono la norma nelle repubbliche russe di Cecenia, Inguscezia, Daghestan Kabardio-Balkaria e Ossezia settentrionale, dove operano numerosi gruppi fondamentalisti separatisti che lanciano attacchi contro le forze di sicurezza e gli ufficiali governativi con cadenza regolare. Nel 2010 i militanti hanno già realizzato ventitre attentati nel Caucaso, uccidendo almeno 34 persone – rispetto agli otto attentati dell’anno scorso in cui morirono 17 persone – e hanno dimostrato di poter raggiungere anche Mosca.

 
L’attività terroristica

Nell’ultimo anno un gruppo chiamato Emirato del Caucaso ha rivendicato cinque attentati importanti:

1)      un attacco contro il presidente dell’Inguscezia Yunus-bek Yevkurov e la sua scorta;

2)      l’esplosione nella diga siberiana di Sayano-Shushenska, che mise fuori uso le turbine e uccise 74 persone – anche se probabilmente si tratta di una rivendicazione falsa;

3)      l’assassinio di un prete ortodosso a Mosca nel novembre 2009;

4)      l’esplosione del treno Nevsky Express, in cui sono rimaste uccise 30 persone;

5)      l’attentato suicida del 29 marzo scorso nella metropolitana di Mosca, quando due donne si fecero saltare in aria provocando 40 vittime.

Le forze di sicurezza russe, con l’aiuto del presidente ceceno Ramzan Kadyrov, cercano di mettere sotto pressione la rete terroristica della regione lanciando raid settimanali contro i militanti. Nonostante la repressione russa però l’Emirato del Caucaso non ha interrotto le attività, ma al contrario ha aumentato il numero di attentati rivendicandoli pubblicamente e criticando le operazioni antiterroristiche russe. Fra il 29 marzo e il 9 aprile ad esempio ha scatenato tre diversi attentati servendosi di cinque attentatori suicidi (di cui tre donne) a Mosca, in Daghestan e in Inguscezia.

 

Doku Umarov: un leader carismatico e flessibile

L’Emirato del Caucaso è stato creato – ed è tuttora guidato – da Doku Umarov, un veterano della prima e della seconda guerra cecena. Nel 2006 Umarov si proclamò presidente della repubblica cecena di Ichkeria – non riconosciuta dal governo ceceno. Almeno sei volte le autorità russe e cecene hanno annunciato la sua morte – l’ultima volta nel giugno del 2009 – ma lui continua a rivendicare in video gli attentati contro obiettivi russi, compreso quello nella metropolitana di Mosca.

Nell’ottobre del 2007 Umarov annunciò la fondazione dell’Emirato del Caucaso, erede della Repubblica Cecena di Ichkeria, e si è autoproclamato emiro rifiutandosi di accettare leggi e confini russi e annunciando l’adozione della Shari’a. Il nuovo emirato comprende non solo la Cecenia, ma anche Daghestan, Inguscezia, Ossezia settentrionale e altre aree musulmane più a Nord. Allora Umarov dichiarò che la costituzione dell’Emirato avrebbe richiesto l’uso della forza, e chiamò a raccolta gli Islamici per cacciare fuori i Russi dai territori musulmani.

Nell’aprile del 2009 rilasciò un’altra dichiarazione in cui difendeva gli attacchi contro i civili russi e invitava a lanciare attacchi in territorio russo.

 

Confederazione di gruppi militanti

L’Emirato del Caucaso è l’organizzazione-ombrello di varie organizzazioni regionali nate durante la Seconda Guerra Cecena (1999-2009), con l’aggiunta di qualche ufficiale russo come Kosolapov, che aveva servito nell’esercito russo prima di convertirsi all’Islam. Essendo Kosolapov di etnia russa può facilmente viaggiare in territorio russo senza destare sospetti – da Mosca a San Pietroburgo – a differenza di molti suoi colleghi.

L’Emirato del Caucaso ingloba anche uno dei più consolidati e vecchi movimenti islamici del Daghestan, Shariat Jamaat, che continua a organizzare sanguinosi attentati – l’ultimo dei quali è avvenuto il 31 marzo scorso.

Il fatto che Umarov abbia chiesto alle altre regioni di riconoscere l’Emirato come potenza regionale legittima e abbia deciso di adottare la shari’a segna un cambiamento rispetto ai gruppi militanti del passato - che avevano una vocazione nazionalista ma non jihadistaQuesta nuova veste rende l’Emirato del Caucaso più incline a stringere alleanze con gruppi terroristici transnazionali come al QaedaTuttavia l’allineamento con i jihadisti internazionali potrebbe costargli cara, perché rischia di ampliare il divario fra l’organizzazione e la popolazione locale, che pratica una versione moderata dell’Islam.

Mosca sfrutterà questo punto debole per neutralizzare la ribellione e ristabilire l’ordine nel Caucaso. 



A cura di Davide Meinero

 

 

 

 

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