Intervento di Hillel Neuer
di UN Watch, al dibattito della Commissione ONU per i Diritti Umani del 02/06/ 2010

03/06/2010

Signor Presidente,   questo dibattito verte su di un punto: la spedizione navale (di Free Gaza N.D.T.) aveva carattere umanitario o no? Per rispondere a questa domanda consideriamo prima gli obiettivi degli organizzatori, poi i mezzi usati.   Gli obbiettivi emergono dal percorso scelto e dal percorso rifiutato. Israele, che negli ultimi 18 mesi ha consegnato 1 milione di tonnellate di aiuti a Gaza, ha offerto di ricevere il carico nel porto di Ashdod e di mandarlo a Gaza dopo averlo ispezionato. Gli organizzatori non hanno accettato l’offerta. Perché? Perché volevano lanciare una provocazione e cercare il confronto fisico. Signor Presidente, questo è un percorso umanitario?   Altre prove del loro stato d’animo si trovano dalle loro stesse parole. Prima che la nave partisse i sostenitori cantavano ‘Intifada, Intifada’ e ‘Khaybar, Khaybar! Ebrei, l’armata di Maometto ritorna!’ Uno dei partecipanti ha dichiarato prima della partenza che la spedizione avrebbe raggiunto uno di due ottimi obbiettivi: raggiungere Gaza oppure andare al martirio. Signor Presidente, è questo uno stato d’animo umanitario?   Vediamo i mezzi utilizzati: sbarre di ferro, coltelli, asce e anche pistole. Signor Presidente, sono questi mezzi umanitari?   No, quest’operazione è stata organizzata da un gruppo estremista, l’IHH, che intrattiene legami con numerosi gruppi terroristi. Il suo obiettivo e gli strumenti utilizzati non hanno nulla a che vedere con l’umanitarismo.   Accanto a me siedono i rappresentanti delle più importanti organizzazioni umanitarie del mondo, dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, all’Agenzia per i Rifugiati dell’ONU, all’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari dell’ONU. E io domando a loro: questi vi paiono metodi umanitari?   No signor presidente, e la risoluzione che oggi affrontiamo – presentata da Iran, Libia, Arabia Saudita e Sudan – è un insulto all’umanitarismo mondiale.   Grazie, signor Presidente.

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