Kirghizistan
possibili evoluzioni della crisi

16/06/2010

14 giugno 2010   È chiaro che le forze di sicurezza kirghise non hanno i mezzi per prevenire e controllare i disordini violenti. Tutti gli occhi sono quindi puntati sulle due potenze regionali, Russia e Uzbekistan, e sulle mosse che faranno per risolvere l’attuale crisi.   Nonostante le richieste del leader del governo ad interim Roza Otunbayeva la Russia ha rifiutato di inviare truppe. Mosca ha invece organizzato una riunione d’emergenza con i membri dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), l’alleanza guidata dalla Russia - di cui fanno parte Uzbekistan e Kirghizistan.   I Kirghisi ritengono che la Russia sia l’unica superpotenza capace di portare ordine nella regione, ma l’Uzbekistan si oppone, perché teme che i Russi sconfinino all’interno del territorio uzbeko – a due passi della regione di Osh, dove sono avvenute le violenze. In caso di invasione russa gli Uzbeki  potrebbero invadere il Kirghizistan dividendo il paese in due o più parti – il che potrebbe portare a un confronto diretto con la Russia.   Il governo uzbeko preferirebbe che venissero inviate truppe del contingente kazako del CSTO che, pur essendo in maggioranza di etnia russa, hanno la cittadinanza kazaka. Le truppe dovrebbero seguire alla lettera le regole d’ingaggio previste dal CSTO e l’Uzbekistan potrebbe conoscere e condizionare i loro movimenti.   In teoria potrebbero intervenire anche le truppe di peacekeeping internazionali guidate da Europa e Stati Uniti - sotto l’egida delle Nazioni Unite. Tashkent ha minacciato di ricorrere a questa opzione se la Russia deciderà di dispiegare unilateralmente il proprio contingente. Si tratta comunque di una soluzione improbabile: la Russia non vuole vedere truppe europee o statunitensi nella valle di Fergana, e Stati Uniti ed Europa non hanno intenzione di intervenire in un nuovo teatro di guerra.

A cura di Davide Meinero

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