Il Pakistan
e la rivolta in Kashmir

20/09/2010

Negli scorsi tre mesi il Kashmir indiano è stato teatro di un gran numero di manifestazioni di protesta, con grande soddisfazione di Islamabad, che tenta di sfruttare il sentimento anti indiano per rivendicare la sovranità sulla regione. Le proteste sono già costate la vita a 80 persone, in massima parte uccise dalle forze di sicurezza indiane durante i disordini.   Il Kashmir è conteso da India e Pakistan sin dalla spartizione dell’India britannica del 1947. Il re Hindu dell’area - che è a maggioranza musulmana - scelse l’unione con l’India, contro il desiderio di buona parte della popolazione. Da allora il Pakistan ha sempre alimentato il sentimento anti-indiano locale. Nel 1948 il Pakistan scatenò una guerra contro l’India per annettersi la regione. Il Kashmir fu poi diviso in tre zone: una controllata dall’India, una controllata dal Pakistan e, più tardi, una amministrata dalla Cina. India e Pakistan combatterono poi altre due guerre per il Kashmir.   Circa un terzo della popolazione vive nella fertile Kashmir Valley, dove prosperano agricoltura, allevamento e turismo. Il Pakistan vuole il  Kashmir indiano per le sue risorse idriche: l’Indo, le cui acque sono essenziali per l’agricoltura pakistana, scorre attraverso il Kashmir indiano prima di arrivare in Pakistan, così come i suoi affluenti, il Chenab e lo Jhelum.   Dopo la guerra del 1999 e gli attacchi terroristici a Mumbai nel 2008, la comunità internazionale ha esercitato maggiori pressioni sul Pakistan perché non dia più aiuto ai gruppi terroristici. Privi dell’appoggio pakistano – anche se non del tutto - molti  gruppi di terroristi si sono disgregati, e i militanti più radicali si sono uniti alla causa di al Qaeda. Ora gli estremisti vorrebbero scatenare una guerra tra India e Pakistan anche contro il volere di Islamabad – come fu chiaro in occasione dell’attentato di Mumbai del 2008.   Il Pakistan ha capito che è meglio sobillare la popolazione piuttosto che scatenare attacchi terroristici contro l’India (come faceva in passato), soprattutto per una questione di immagine: quando le forze di sicurezza indiane reprimono brutalmente studenti, donne e bambini armati di bastoni e pietre, si mettono in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica internazionale rischiando di perdere l’appoggio dei governi occidentali.     Tramite le proteste Islamabad vuole dimostrare al mondo intero che la popolazione del Kashmir non vuole vivere sotto la giurisdizione indiana, ma vuole invece essere parte del Pakistan.  

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