La Cina
senza gas

28/11/2010

Il 15 novembre 2010 un dirigente di PetroChina, la più importante azienda energetica cinese, ha dichiarato che durante l’inverno i rifornimenti di gas potrebbero essere grandemente inferiori alla domanda, creando gravi difficoltà al paese – già in crisi per la penuria di carburanti.

Non è la prima volta che Pechino si trova ad affrontare problemi simili: l’anno scorso (2009) le importazioni di gas hanno soddisfatto appena il 40% della domanda, ma la situazione è destinata a peggiorare: la domanda ha continuato ad aumentare (20% in più negli ultimi dodici mesi) facendo lievitare i prezzi.

Domanda e offerta.

Attualmente il 70% dell’energia consumata proviene dalla combustione del carbone, e le poche riserve cinesi di gas naturale non bastano assolutamente a soddisfare la crescente domanda.

Dal 2006 la Cina ha iniziato a importare gas dall’estero, soprattutto dai paesi dell’Asia centrale. Inoltre importa gas naturale liquefatto (GNL) da Australia, Malesia, Indonesia, Qatar, Russia, Oman e Nigeria. Il totale delle importazioni nel 2009 è stato di 7,63 miliardi di metri cubi – il 72% in più rispetto all’anno precedente.

Pechino ora sta costruendo nuove infrastrutture: la prima parte del Gasdotto dell’Asia Centrale (lungo 1833 km), che attraversa Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan allacciandosi alla parte occidentale del gasdotto China West-East Gas Transmission Project II, ha iniziato a pompare gas verso la Cina a dicembre del 2009; la seconda parte è stata completata a ottobre 2010 e presto entrerà in funzione. Entro la fine dell’anno il gasdotto raggiungerà una capacità di 15 miliardi di metri cubi all’anno.

A giugno è iniziata la costruzione della pipeline (per il trasporto di gas e petrolio) Cina-Myanmar (1100 km) che collegherà Kyaukpyu, sulla costa occidentale del Myanmar, a Kumming, capoluogo dello Yunnan. Ad Anshun, nel Guizhou, le condutture divergeranno: l’oleodotto (2.380 km) proseguirà per Chongqing e il gasdotto (2.806 km) raggiungerà la provincia di Guangxi. Inoltre Pechino sta trattando con Mosca per la costruzione di un gasdotto fra la Siberia occidentale e la Cina occidentale, che verrà allacciato al China West-East Gas Transmission Project II.

Gas naturale liquefatto

Grazie al GNL Pechino dovrebbe riuscire a soddisfare tutta la domanda di gas, tuttavia l’aumento delle importazioni rischia di rendere la Cina sempre più dipendente dall’estero – e quindi più vulnerabile. Per questo la Cina ha investito nello sfruttamento del ‘gas non convenzionale’ – principalmente gas di scisti e CBM (Coal Bed Methane, il metano estratto dagli strati di rocce carbonifere).

Pechino ha anche stretto accordi con aziende energetiche straniere – soprattutto americane – per ottenere la tecnologia necessaria all’esplorazione e allo sfruttamento dei gas non convenzionali. La CNOOC (China National Offshore Oil Corporation)ha firmato un contratto con la statunitense Cheasepeake Energy Corporation, e anche la Shell ha avviato un progetto con PetroChina per l’estrazione dei gas di scisti nel Sichuan.

Inoltre il governo intende incentivare l’esplorazione dei giacimenti di CBM con una sovvenzione di 0,2 Yuan per metro cubo, e con la riduzione dei dazi sulle attrezzature estrattive importate da aziende estere.    

Distribuzione e stoccaggio

In Cina gli stabilimenti di stoccaggio del gas, in cui si accumulano riserve per i picchi di richiesta e per compensare le fluttuazioni dei rifornimenti, sono insufficienti. Pechino importa ottanta miliardi di metri cubi di gas all’anno, ma ha una capacità di stoccaggio pari al 3% del totale, contro una percentuale ottimale del 15%. Esistono solo due impianti, uno a Tianjin e uno a Pechino.È in progetto la costruzione di altri undici impianti di stoccaggio entro due anni.

Un altro problema dell’infrastruttura esistente è che i gasdotti attraversano il paese orizzontalmente da Ovest a Est, mentre sono pochissime le condutture Nord-Sud, che raggiungono le province settentrionali più fredde. Per ovviare al problema il governo ha in mente di costruire entro due anni una serie di sub-condutture da Sud a Nord.

Il meccanismo dei prezzi

Il prezzo del gas naturale è mantenuto basso artificialmente, perché il governo vuole  incentivare l’uso del gas rispetto al carbone in modo da ridurre l’eccessivo inquinamento.

Ora però Pechino vuole ridurre i sussidi e sta preparando un piano per aumentare il prezzo gradualmente fino a farlo fluttuare liberamente in linea con il mercato, equilibrando automaticamente domanda e offerta.

Fino a quando le infrastrutture progettate non saranno terminate la Cina continuerà a patire la penuria di gas naturale, specialmente nei mesi invernali – quando i processi di estrazione e di trasporto sono più lenti, ma la richiesta è superiore.

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