Il regime iraniano sempre più in difficoltà?

27/12/2010

Da un articolo di Michael Ledeen apparso il 19 dicembre 2010 su PajamasMedia. 

La pittoresca città di Chabahar, sita nel Golfo di Oman, sarebbe dovuta diventare la più importante base navale dell’Iran. Chabahar, oltre ad essere vicina alle più importanti rotte commerciali del Medio Oriente, si trova nel Sistan-Balucistan – una regione che si estende anche in Pakistan e Afghanistan.

Non è un caso quindi che il regime governi questa regione strategica con metodi stalinisti. La maggior parte della popolazione del Sistan-Balucistan è sunnita e perciò mal sopporta i metodi impiegati dalla teocrazia iraniana. In generale i Sunniti, in tutto il 15% della popolazione, sono discriminati in Iran: nelle grandi città non esistono praticamente moschee sunnite, e in generale la minoranza sunnita non ha accesso a cariche pubbliche di alto livello. Il regime dei mullah ha sempre incoraggiato insediamenti sciiti nel Sistan-Balucistan per diluire la cultura sunnita. Ovviamente questa strategia ha causato un aumento della violenza nel corso degli anni: le forze di sicurezza (Guardie della Rivoluzione e Basij) arrestano e torturano o uccidono gli attivisti locali, che diventano sempre più esasperati, soprattutto i membri di Jundallah che operano anche in Pakistan e ricorrono all’uso del terrorismo.

La settimana scorsa a Chabahar durante la festività religiosa dell’Ashura, quando gli Sciiti si frustano e si feriscono in memoria del massacro del nipote di Maometto, un terrorista si è fatto saltare in aria in mezzo alla folla, uccidendo più di sessanta persone e ferendone molte altre.

Il regime ha accusato subito l’Occidente, il Pakistan (è la seconda volta quest’anno che l’Iran accusa il Pakistan di correità in attacchi terroristici) e l’Arabia Saudita. In pochi giorni decine di persone sono state imprigionate e uccise con l’accusa di terrorismo, dopo un processo sommario. I mullah hanno esteso la campagna di arresti e torture ai familiari che hanno osato presentarsi di fronte ai cancelli delle prigioni, e il‘Centro per la difesa delle famiglie dei detenuti e delle vittime dell’Iran’ sostiene che le forze di sicurezza minacciano i familiari che vanno a pregare sulle tombe dei parenti morti.

Il leader supremo Ali Khamenei e il presidente Mahmoud Ahmadinejad  hanno dispiegato migliaia di uomini armati in tutto il paese per evitare preghiere pubbliche o qualunque altra rappresentazione di massa legata all’Ashura, una delle tradizioni culturali più importanti della storia dell’Iran. La leadership della Repubblica Islamica ha paura dei raduni di massa, perché sa che il paese è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro. Poche settimane fa ad esempio è stata vietata la commemorazione del Grande Ayatollah Montazeri – morto pochi mesi fa – tant’è che il figlio ha dichiarato: “Hanno paura anche della salma dell’Ayatollah Montazeri e della sua tomba”. Ahmat Janati, segretario del Consiglio dei Guardiani – personaggio di spicco del regime – ha ammesso esplicitamente che il regime non è riuscito a stroncare l’opposizione: è la prima volta che il regime ammette che il movimento conosciuto come Onda Verde non desiste nemmeno di fronte alle misure repressive del regime.

Teheran ha annunciato l’abolizione dei sussidi per mantenere il prezzo politico di benzina, acqua, elettricità e altri generi di prima necessità. I prezzi verranno liberalizzati e la parte più povera della popolazione riceverà sussidi personalizzati: il che significa che i sussidi verranno concessi agli amici, non ai nemici. Il prezzo della benzina quadruplicherà, quello della farina crescerà di quaranta volte. Per bloccare eventuali rivolte sul nascere il regime ha preventivamente schierato le forze di sicurezza nel paese. Ma non funzionerà: il numero delle persone furiose, affamate e infreddolite, è destinato ad aumentare. E anche le sanzioni stanno mordendo nell’economia: gli ultimi dati fanno ritenere che Teheran abbia ridotto i finanziamenti a Hezbollah del 40%.

Uno sciopero spontaneo dei camionisti contro l’aumento dei prezzi della benzina ha anche bloccato quasi interamente i trasporti dal porto di Bandar Abbas nei giorni scorsi. 

Sarà difficile per il regime ‘riportare ordine’ senza aumentare il livello – già pesantissimo – di repressione. Fin quando gli Iraniani accetteranno di tirare la cinghia per alimentare un esercito di oppressori?

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.