Possibili esiti della rivolta egiziana

01/02/2011

Liberamente tratto da un articolo di George Friedman, pubblicata su Strategic Forecast il 31 gennaio 2011.

Quanto conta l’intervento della comunità internazionale negli eventi in Egitto?   

Nulla: è praticamente impossibile – se non inutile – tentare di influenzare la dinamica politica di paesi come Egitto, Iran o Stati Uniti. Peraltro pensare che ciò che sta accadendo in Egitto sia il risultato di un complotto di altre nazioni esterne è fantapolitica. Sono numerosi i paesi che hanno investito in spie e tecnologia informatica – es. Twitter – per influenzare la situazione sul terreno, ma con scarsi risultati: per quanto il regime ne risenta, le rivoluzioni di massa dipendono soprattutto da fattori interni e non possono essere suscitate così facilmente dall’esterno.

Quale sarà il destino dell’Egitto?
Vi sono quattro possibili esiti.

1)    L’attuale regime, guidato da Mubarak – o molto più verosimilmente da un altro ufficiale – sopravvive ai disordini. È anche possibile che i colonnelli realizzino un nuovo colpo di stato per ristabilire l’ordine;

2)    i manifestanti riescono a ottenere nuove elezioni e votano per El-Baradei – o qualche altro candidato di simile estrazione – avviando il paese sulla via della democrazia;

3)    i manifestanti riescono a ottenere nuove elezioni e vincono i Fratelli Musulmani, ponendo le basi per l’islamizzazione del paese;

4)    l’Egitto, incapace di esprime un candidato all’altezza della situazione, precipita nel caos.

Gli estremisti islamici sperano che i Fratelli Musulmani vadano al potere, nella speranza di ottenere da loro un aiuto prezioso per il proprio programma politico. Se l’Egitto si radicalizzasse la Repubblica Islamica dell’Iran, che oggi è il fulcro dell’integralismo islamico, non ne sarebbe del tutto soddisfatta: dovrebbe competere con un nuovo stato islamista ma sunnita – sempre che non decida di allearsi con l’Egitto e influenzare la politica regionale attraverso l’Egitto.

La radicalizzazione islamista dell’Egitto sarebbe una catastrofe per gli Stati Uniti. L’Egitto è il centro di gravità del mondo arabo: se finisse nelle mani degli islamisti, Washington dovrebbe rivedere tutta la sua strategia regionale – che funziona fin dal 1973 (guerra del Kippur). Allora Sadat minò l’influenza sovietica nel Mediterraneo allontanandosi da Mosca e avvicinandosi agli USA. Anche dopo l’11 settembre la collaborazione dell’Egitto nella guerra al terrorismo è stata fondamentaleSe l’Egitto diventasse una potenza ostile, la strategia statunitense nella regione si sgretolerebbe.

Ma sarebbe Israele a trovarsi nella posizione più pericolosa. La sicurezza nazionale israeliana si basa sul trattato di pace con l’Egitto. Con la smilitarizzazione del Sinai a Israele venne riconosciuto – per la prima volta – il diritto a esistere da parte di un paese arabo. Gerusalemme combatté contro l’Egitto (e i suoi alleati) tre guerre di sopravvivenza (1948, 1967 e 1973). Senza l’aiuto egiziano gli altri stati della regione – a parte un  eventuale Iran atomico – non hanno la forza di minacciare la sopravvivenza di Israele – come dimostrano le due guerre del Libano (1982 e 2006). Ma se il Cairo abrogasse gli Accordi di Camp David la stessa sopravvivenza dello stato di Israele sarebbe di nuovo a rischio. 

Se vincesse El-Baradei, la politica estera egiziana con ogni probabilità non cambierebbe: la fazione filo-occidentale è preoccupata della situazione interna e non ha intenzione di tornare alla situazione precedente agli accordi di Camp David, perché così facendo rischierebbe di rafforzare il potere dell’esercito – aumentando le probabilità di un nuovo colpo di stato.

Anche nel caso che l’esercito si impadronisse del potere la situazione internazionale rimarrebbe invariata – a meno che non vada al potere il gruppetto dei militari islamisti, che potrebbe decidere di giocare la carta della religione per promuovere un’agenda anti-occidentale alleandosi con i Fratelli Musulmani.

L’evoluzione della crisi egiziana avrà grande importanza per gli Egiziani, comunque vada. Alcuni esiti potrebbero avere gravi conseguenze anche per il mondo, cambiando radicalmente gli equilibri in tutto il Vicino e il Medio Oriente.  

 

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