Eventi mediatici ed eventi reali
in Egitto

16/02/2010

L’11 febbraio 2011 il presidente egiziano Hosni Mubarak ha dato le dimissioni, e il potere è passato nelle mani di un consiglio militare. Dopo l’annuncio, i manifestanti in piazza Tahrir hanno festeggiato il ‘trionfo della democrazia’ in Egitto.

Il 13 febbraio il consiglio militare ha abolito la costituzione in vigore impegnandosi a redigerne un’altra al più presto, e ha aggiunto che rimarrà in carica per i prossimi sei mesi per stabilizzare la situazione prima di indire nuove elezioni.

Il riassunto degli eventi politici reali non ha molto a che vedere con quelli che parevano gli intenti dei dimostranti, né con i commenti emozionanti dei cronisti e dei commentatori di tutto il mondo. Ha vinto la democrazia? Ha vinto il popolo? Forse è iniziato un percorso che porterà gli Egiziani a cambiamenti democratici, ma oggi il risultato di tanto entusiasmo, di tanto impegno e di tante emozioni è soltanto che:

1)    è stato rimosso dal potere un vecchio governante – che non verrà sostituito dal figlio - con qualche mese di anticipo;

2)    il paese è totalmente in mano ai militari e senza una costituzione.

 
La televisione ha moltiplicato in milioni di case in tutto il mondo l’effetto-piazza. Ma nella piazza televisiva l’Egitto c’era? Sicuramente in piazza Tahrir la folla era numerosa, e le manifestazioni si sono estese anche ad altre città egiziane. Tuttavia in piazza Tahrir non si sono mai riunite più di 300.000 persone – nulla di paragonabile alle ‘invasioni’ di popolo delle strade dell’Europa centrorientale nel 1989 o dell‘Iran nel 1979.

Nelle rivoluzioni vere la polizia e l’esercito non riescono a contenere la folla, anche se lo vogliono e ci provano. In Egitto invece l’esercito ha evitato lo scontro con i manifestanti perché condivideva un obiettivo con i manifestanti: sbarazzarsi di Mubarak. Poiché l’esercito è la spina dorsale del regime egiziano dal 1952, è paradossale parlare di ‘rivoluzione’.

Il tentativo di Mubarak di trasferire il potere al figlio Gamal era una sfida al potere dei militari: Gamal non proveniva dall’esercito e non aveva nessun legame con l’alto comando militare che ha sempre gestito il potere in Egitto. Molti militari hanno lavorato per mesi dietro le quinte per evitare che l’attuale regime si trasformasse in una monarchia ereditaria.

Questo è il punto da capire: l’attuale situazione è l’epilogo della frattura creatasi fra Hosni Mubarak e il regime. Gli interessi di Mubarak non coincidevano più con quelli del regime, e per questo è stato deposto. Ma chi ha innescato la protesta? E con quale obiettivo? Non lo sappiamo con certezza.

Il potere di Twitter e Facebook: stiamo esagerando la realtà?

Le ultime vere rivoluzioni sono avvenute senza l’ausilio di computer e cellulari, e hanno avuto ripercussioni ben più incisive della attuali proteste in Egitto. Twitter e Facebook sono stati utili nel diffondere informazioni e nel mobilitare una minoranza: ma la maggior parte dei manifestanti ha raggiunto piazza Tahrir  dopo che Internet era stato bloccato, per effetto soprattutto delle trasmissioni di Al Jazeera.  

Al di là delle chiacchiere, la protesta egiziana ha evidentemente coinvolto soltanto una minoranza del paese; non se ne può ricavare nessuna indicazione chiara per il futuro. Nessuno sa veramente quali siano le intenzioni di voto degli Egiziani, in eventuali elezioni libere.

Allora non è successo nulla? No, qualcosa è successo, certamente, ma non quello che i mezzi di informazione di massa ci hanno proposto. E non sapendo come è successo, per iniziativa di chi, dopo quali contrasti e compromessi, non si sa che conseguenze potrà avere.

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