Cina: nuove regole
contro la speculazione immobiliare

23/02/2010

Il 16 febbraio 2011 il governo municipale di Pechino ha pubblicato nuove norme per gli immobili, con l’obiettivo di fermare l'aumento dei prezzi: d’ora in poi i non-residenti non potranno più acquistare appartamenti, e le famiglie residenti potranno averne solo due.

Non è detto che le nuove regole facciano diminuire di molto il valore delle proprietà immobiliari, ma dovrebbero frenare sia gli aumenti sia le transazioni.

Dato che i prezzi delle proprietà immobiliari sono uno specchio delle differenze di ricchezza in seno alla società, la bolla speculativa sugli immobili ha importanza politica, non soltanto economica, e i politici hanno deciso di intervenire con provvedimenti di vario tipo, talora inutili: ad esempio modificando il paniere su cui si calcola il tasso di inflazione, e persino interrompendo la pubblicazione dell’indice nazionale dei prezzi immobiliari, che lascia il mercato al buio.

Ma far abbassare i prezzi e limitare il mercato non ha soltanto vantaggi: danneggia i governi locali, che traggono il 50% delle loro entrate dalla vendita di terreni pubblici per l’edilizia privata. Una diminuzione delle entrate metterebbe in crisi le finanze delle amministrazioni locali, che potrebbero dover ridurre alcuni servizi, creando altro scontento.

Le autorità devono dunque riuscire a cavalcare il giusto mezzo fra impedire che la bolla speculativa sugli immobili cresca, ed evitare anche che scoppi danneggiando sia i governi locali sia le banche, che hanno concesso i mutui che hanno alimentato la bolla. 

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