Il rischio che il petrolio non arrivi più
che cosa succederebbe?

06/03/2011

Le rivolte in atto nei paesi del Nordafrica alimentano manifestazioni e proteste anche nei paesi del Golfo, ma si tratta di fenomeni soltanto apparentemente simili, in realtà molto diversi.

La prima grande differenza è che i paesi del Nord-Africa sono poveri: quelli del Golfo sono i più ricchi del mondo, grazie al petrolio. I re o emiri o sultani del Golfo e le loro famiglie si tengono  una larga fetta di questa ricchezza, ma la distribuiscono anche ampiamente ai cittadini. I dittatori dei paesi del Nordafrica lasciano la popolazione in condizioni di grande povertà.

Le case regnanti del Golfo rappresentano una minima parte degli abitanti dei loro paesi, e ne sono ben consapevoli. La casa regnante saudita rappresenta circa 100.000 persone, su 20 milioni di abitanti dell’Arabia Saudita. Negli Emirati Arabi Uniti l’80 % della popolazione è costituita da immigrati privi del diritto di cittadinanza. Nel Bahrein la casa regnante è sunnita, ma circa l’80% della popolazione è sunnita. 

La soluzione adottata da questi sovrani per mantenere la quiete pubblica è un miscuglio di autoritarismo politico e generosità economica. Quasi tutti i beni d’uso quotidiano, incluse le case, hanno prezzi largamente sovvenzionati, sono perciò alla portata di tutti.

Le proteste delle ultime settimane sono alimentate largamente dalla propaganda iraniana, e coinvolgono quasi soltanto la parte sciita delle popolazioni del Golfo. Le zone in cui i disordini potrebbero fermare il flusso di petrolio sono quelle che si trovano circondate da una  numerosa popolazione sciita.

Si tratta di tre zone:

·      la zona di Bassora in Iraq, che è attraversata dagli oleodotti che portano al mare  i 2 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno dai campi della Rumaila;

·       il Kuwait, che esporta circa 2,5 milioni di barili al giorno attraverso porti sulla costa meridionale, abitata  da Sciiti (i Sunniti abitano quasi tutti nella città vera e propria),

·      Il campo Greater Burgan in Arabia  Saudita, che produce 5 milioni di barili di petrolio al giorno,  è vicinissimo alla città sciita di Al Hofuf. Il petrolio di Burgan è poi trasportato da oleodotti fino ai porti sul Golfo Persico, anch’essi in zona abitata prevalentemente da Sciiti.

Ci sono alternative, in teoria, all’uso dei porti del Golfo. Esistono oleodotti (non più in funzione da tempo, e  comunque di portata insufficiente) che attraversano l’Arabia Saudita da Est a Ovest fino al Mar Rosso, a Yanbu, e che raggiungono anche i campi  petroliferi iracheni.   

Ma c’è anche un altro rischio: quello di sabotaggi o di scioperi da parte di lavoratori scontenti del trattamento economico o della situazione politica. Difficilmente però scioperi o sabotaggi  durerebbero a lungo e farebbero grandi danni, a meno che non fossero organizzati e sostenuti dall’Iran: e sarebbe probabilmente guerra.

 

A cura di Laura Camis de Fonseca

  

 

 

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