La Libia nuovo arsenale del terrorismo?

11/03/2011

11 marzo 2011

I saccheggi dei depositi di armi in Libia ricordano quelli dell’Iraq dopo l’invasione USA del 2003. In Occidente inoltre sta prendendo piede l’idea di fornire armi ai ribelli libici nella parte est del paese, dimenticando le conseguenze di operazioni simili in Afghanistan e in America Centrale.

Le armi sono beni di lunga durata e di largo utilizzo: non è insolito trovare miliziani o soldati armati di AK-47 fabbricati 20-30 anni prima – ad esempio i mitragliatori forniti dagli USA ai mujaheddin afgani sono utilizzati tuttora dalle truppe della coalizione, e le armi usate dai cartelli della droga messicana sono le stesse fornite da USA e URSS ai ribelli o ai governi dell’America centrale.

Le stesse armi possono essere utilizzate per in varie parti del mondo, utilizzando munizioni e pezzi di ricambio fatti in paesi diversi: ad esempio le armi che entrarono in possesso dei Nordvietnamiti dopo il ritiro USA furono trasferite a Cuba negli anni settanta e ottanta in cambio di zucchero. I cubani a loro volta le vendettero ai paesi del Sudamerica, dove vennero utilizzate in guerre civili  e anche in attacchi terroristici in Cile, El Salvador e Guatemala.  I fucili Lee-Enfield, costruiti agli inizi del novecento, si trovano ancora in Yemen, Pakistan e in altre zone del mondo, e sono apprezzati più degli AK-47- anche perché possono essere utilizzate nei combattimenti a distanza.  

I depositi di armi in Libia sono stati saccheggiati da tutti: ribelli anti-Gheddafi, jihadisti, ladri di ogni genere. Al momento le armi sono usate principalmente per combattere Gheddafi, ma non è detto che in futuro non finiscano altrove.

Forse la preoccupazione maggiore riguarda il furto dei MANPADS (lanciamissili trasportabili a mano): dal 1973 a oggi i MANPADS in mano a milizie irregolari hanno abbattuto almeno 30 aerei civili e  ucciso 920 viaggiatori.

Pericolose sono le munizioni per artiglieria riempite con esplosivo ad alto potenziale: in Iraq, Afghanistan e Algeria i guerriglieri estraggono l'esplosivo dalle munizioni, dai missili e dai proiettili di mortaio e lo utilizzano negli attentati dinamitardi.

Dopo i recenti disordini in Libia tonnellate di armi sono state rubate sfuggendo al controllo governativo. La decisione di fornire altre armi ai ribelli anti-Gheddafi potrebbe avere conseguenze drammatiche e imprevedibili sulla regione, e la Libia potrebbe di nuovo trasformarsi – come negli anni ‘70 – l’arsenale del terrorismo internazionale.

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