Scontri
in Siria

22/03/2011

Il 19 marzo 2011 le forze di sicurezza siriane hanno represso duramente le manifestazioni a Daraa, nel Sud del paese, cui hanno partecipato circa 5.000 Siriani: i dimostranti chiedevano maggiore libertà e la fine della dittatura criticando la corruzione del regime. Su Facebook sono state annunciate nuove manifestazioni per i prossimi giorni.

Dopo le preghiere del venerdì (18 marzo) erano scoppiate proteste anche a Damasco, Banya (sul Mediterraneo) e a Homs, a nord di Damasco. La Siria ha gli stessi problemi degli altri paesi del Maghreb dove sono scoppiate le proteste: un alto tasso di disoccupazione, un'economia stagnante e una società civile assente. La dinastia regnante appartiene a un gruppo religioso differente dalla maggioranza del paese (è Alawita, minoranza considerata eretica da gran parte della maggioranza Sunnita). Anche la società siriana è organizzata su base tribale e il regime ha sempre utilizzato il pugno di ferro contro i localismi. Inoltre in Siria la popolazione è molto frammentata sul piano religioso, etnico e culturale tra Sunniti, Alawiti, Curdi, Drusi e Cristiani.

La maggiore minaccia al regime è costituita dalla Fratellanza Musulmana (MB), che conta 600 mila affiliati principalmente a Damasco, Aleppo, Homs e Hama. Fin dall'inizio dei disordini (gennaio 2011), i Fratelli Musulmani hanno mantenuto un atteggiamento cauto, probabilmente perché memori del massacro di Hama del 1982, quando oltre 10.000 islamisti vennero massacrati dalle truppe siriane (ad oggi ancora non si dispone di dati precisi sul numero delle vittime).

Finora le proteste non hanno ancora raggiunto un'intensità tale da minacciare seriamente il regime ma se i Fratelli Musulmani decidessero di partecipare attivamente, Damasco si troverebbe di fronte a una minaccia grave.

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