Megaprogetti, scienziati e contribuenti
non sempre i rapporti funzionano

08/04/2011

8 aprile 2011

Il programma dello Space Shuttle, iniziato negli anni Settanta sotto la presidenza Nixon, si è appena concluso ed  ha dimostrato che i megaprogetti finanziati con denaro pubblico, valutati e gestiti da un gruppetto di esperti sofisticati, possono essere puri sprechi senza nessuna utilità pubblica.

In tutta la storia del programma c’è stato un divario totale tra la retorica utilizzata dalla NASA e la realtà del progetto. Gli scienziati della NASA non hanno mai valutato concretamente le possibilità operative, i costi.   La parte economica del progetto è stata affidata a una società esterna. Potendo dimostrare che i costi diminuiscono esponenzialmente con l’aumento del numero di lanci dello stesso velivolo, nel progetto si decise di prevedere un lancio la settimana! Nessuna persona con un po’ di senso  della realtà, tanto meno tecnici e scienziati, immaginava che si potesse davvero arrivare ad usare nello spazio un sistema così complesso e delicato come lo Shuttle alla stregua di un aeroplano di linea. Ma così fu venduta l’idea al pubblico americano, al governo, ai politici.

Fra il 1970 e il 1980 il programma dello Shuttle aveva già raddoppiato il costo previsto inizialmente. Oggi, dopo una spesa di quasi 200 miliardi di dollari, cessa le attività senza aver raggiunto nessuno degli obiettivi prefissati.

Lo Shuttle è soltanto uno dei mega-progetti pubblici al mondo che hanno superato le scadenze e i limiti finanziari, senza risultati. L’insuccesso dello Shuttle dovrebbe costituire per gli altri megaprogetti un avvertimento.

Una soluzione possibile è dare voce anche ai contribuenti sulla gestione di questi megaprogetti, attraverso sistemi che permettano più controlli e maggiore partecipazione da parte dei cittadini.

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