Il 15 aprile 2011 le forze di sicurezza tagike hanno condotto un’operazione nel distretto di Nurobod, nell’est del paese, uccidendo 15 guerriglieri fra cui l’ex comandante dell’Unità Tagika di Opposizione – UTO, un’alleanza di forze democratiche e islamiste fondatasi durante la guerra civile (1992-97).
Il comandante ucciso non aveva accettato l’accordo di pace firmato tra il governo e l’UTO e alla fine della guerra era fuggito in Afghanistan unendosi agli islamisti del Movimento Islamico dell’Uzbekistan. L’anno scorso però era rientrato in patria contribuendo a ravvivare la violenza nella valle di Rasht, roccaforte dell’opposizione – nella parte orientale del Tagikistan. La situazione era ulteriormente peggiorata dopo l’evasione di massa di terroristi dalla prigione di Dushanbe nell’agosto del 2010.
Il Tagikistan è uno degli stati più instabili dell’Asia centrale proprio a causa della guerriglia islamista e delle continue rappresaglie del governo, che hanno alimentato un clima di tensione. Nell’ultimo periodo sono sorte anche dispute territoriali con il vicino Kirghizistan – dove c’è stata una rivolta nel 2010.
Per questo la Russia ha aumentato la presenza militare nel paese intensificando le operazioni di intelligence. La recente operazione è nata dalla collaborazione fra i servizi segreti russi e occidentali, che tenevano d’occhio Abdullah da quando si era trasferito in Afghanistan.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati