Cina: vendetta
per gli espropri di terra

06/06/2011

Il 26 maggio 2011 un cinquantaduenne di nome Quan Mingqi ha fatto esplodere ordigni di fronte a tre uffici governativi di Fuzhou, nella provincia di Jangxi, causando la morte propria e di un’altra persona, e ferendone altre dieci.

In base ai resoconti dei media cinesi, l’uomo aveva accusato il governo locale di essersi appropriato ingiustamente di una terra del valore di 10 milioni di yuan ($1,5 milioni) che apparteneva a lui e ad altre sette persone, dando un indennizzo di soli 2 milioni di yuan. L’uomo aveva sporto denuncia, ma le autorità avevano presentato false prove in tribunale, e i giudici le avevano avallate.  

L’ira contro i governi locali per gli espropri di terra e le demolizioni obbligatorie è molto comune in Cina –  si è gonfiata dopo la rapida urbanizzazione degli anni ’90.

I governi locali ricavano dal 40% al 60%  delle proprie entrate dalla vendita dei terreni per uso edilizio  e perciò si servono di qualsiasi mezzo, compreso l’esproprio forzato, pur di mettere le mani su terreni da rendere edificabili. Questo atteggiamento ha (comprensibilmente) causato un’ondata di malcontento fra i residenti che non hanno però molti mezzi legali per difendersi – anche per colpa della collusione fra giudici, autorità locali e i costruttori.

In Cina la terra appartiene allo stato, anche nelle aree rurali. Il problema nasce quando il governo locale concede ai costruttori il diritto di avviare nuovi progetti  di urbanizzazione espropriando la terra dei contadini senza pagare loro alcun compenso: i costruttori di solito demoliscono la proprietà cacciando via i residenti, anche con metodi violenti. Il livello di corruzione è altissimo,  gli appalti sono gestiti da funzionari locali,   gli stessi che concedono anche  il diritto di urbanizzazione. Chiaramente se viene approvato il progetto di urbanizzazione, il valore della proprietà aumenta esponenzialmente (anche fino a 100 volte in più!) facendo così aumentare i profitti di costruttori e investitori, che non vedono l’ora di acquisire sempre maggiori porzioni di terra e massimizzare i guadagni limitando al massimo i compensi per gli espropri. E i funzionari locali partecipano agli utili in forme sia pubbliche sia private…

Il problema è particolarmente acuto nelle aree rurali, dove la corruzione è endemica, i funzionari operano senza il controllo delle autorità regionali e nazionali, e il sistema giudiziario non offre alcuna protezione contro gli espropri forzati. Gli abitanti delle aree urbane normalmente ricevono una nuova abitazione dopo l’espropriazione, i contadini si ritrovano con niente in mano e senza lavoro.

Per risolvere i problemi sarebbe necessario spezzare questo circolo vizioso che lega gli interessi di costruttori, investitori e funzionari locali. Finora Pechino non è intervenuta a  riformare il sistema perché teme di frenare la crescita, e non può togliere ai governi locali la metà delle loro entrate senza trovare un’alternativa.

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