I problemi della classe media
in Cina

29/06/2011

L’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS), il principale think tank del paese, ha rilasciato a maggio del 2011 il Libro Blu del Settore Commerciale Cinese.

Nel rapporto 2011 il CASS stima che il numero dei Cinesi appartenenti alla classe media siano circa $104 milioni – l’8% della popolazione – molti meno di quanto stimato nel rapporto del 2010,  secondo cui avrebbero dovuto essere il 25% entro la fine dell’anno. La discrepanza può essere attribuita al variare dei parametri per definire la ‘classe media’. Però il dato testimonia che la crescita della classe media è limitata.  

La classe media è un importante indicatore dello sviluppo della società, perché con i suoi consumi contribuisce a sostenere la crescita economica in modo dinamico. Tuttavia il governo cinese ha preferito favorire le élite che sostengono il potere del Partito Comunista Cinese.

Benefici per le classi alte.

La classe dei più ricchi, tuttora il gruppo dominante nella società cinese, è nata e si è sviluppata nell’epoca di Deng Xiaoping, che riteneva fosse necessario permettere l’arricchimento di una minoranza per favorire lo sviluppo della società nel suo complesso. Secondo una stima del Boston Consulting Group il 70% della ricchezza cinese attualmente è concentrata nelle mani dello 0,2% della popolazione! Inoltre la classe benestante ha creato accordi con il settore pubblico e privato per trasmettere la ricchezza di padre in figlio.

Ironicamente le élite cinesi hanno poca propensione all’investimento rispetto agli altri paesi, pur avendo a disposizione molti mezzi: la maggior parte dei Cinesi ricchi chiede e ottiene il diritto di residenza o di cittadinanza in paesi stranieri, in cambio di investimenti nel paese che li accoglie. Su 500.000 Cinesi che hanno almeno 1,5 milioni di dollari da investire privatamente, il 27% investe negli Stati Uniti, in Canada e a Singapore, dove hanno ottenuto il permesso di residenza. Per non parlare del denaro che viene trasferito dalla Cina all’estero attraverso altri canali, soprattutto attraverso impiegati pubblici corrotti.

Le difficoltà della classe media

La diseguaglianza fra le classi più agiate e la classe media e povera è incredibile: queste ultime ricevono infatti salari compresi fra i 5.000 e i 30.000 yuan al mese – dai 500 ai 3200 euro circa – a seconda delle regioni – ma devono far fronte al crescente prezzo degli immobili e dell’istruzione e a garantirsi nel futuro la protezione sanitaria e pensionistica che lo stato sociale (inesistente) non fornisce. La condizione economica della classe media è quanto mai precaria, il divario con le classi agiate continua ad aumentare, quello con le classi più povere tende a diminuire.

A differenza dei contadini, per cui la terra è il più prezioso dei beni, la classe media urbana aspira alla casa di proprietà, requisito fondamentale per poter metter su  famiglia, specialmente da quando, nei primi anni ’90,  il governo e le imprese smisero di dare la casa ai dipendenti.

A partire dal 2000 i prezzi delle case sono cresciuti notevolmente, in alcune regioni sono triplicati, creando bolle speculative che pesano duramente sulle spalle della classe media, costretta a spendere dal 40 al 60% dello stipendio nel mutuo per la prima casa. Inoltre per tradizione i Cinesi si prendono cura dei genitori e dei nonni anziani, e la politica del figlio unico ha aggiunto difficoltà, perché spesso capita che una sola persona adulta si  debba prender cura di quattro o più anziani – per non parlare dell’assenza di pensioni dignitose e di cure mediche garantite.

Pechino prima o poi dovrà prendere misure per sostenere la classe media, specialmente ora che tenta di stimolare i consumi interni per ridurre la dipendenza dall’export. Finora però nulla si è mosso: i vertici politici hanno paura di riformare il sistema e intaccare il potere delle élite privilegiate, vero pilastro del potere del partito comunista.

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