La strategia geopolitica
dell'Australia

24/05/2012

L’Australia è uno dei paesi più ricchi del mondo, occupa un intero continente, è difficile da invadere e nessuno lo ha mai tentato. Non ci si aspetterebbe dunque che un paese del genere prendesse parte a tante guerre. Eppure è così, e la spiegazione non è di natura ideologica. Fin dalla sua nascita, l’Australia si è impegnata in numerosi interventi militari (compresa la guerra anglo-boera, le due guerre mondiali e quelle in Corea, Vietnam, Afghanistan e Iraq), tanto che si è calcolato sia stata in guerra per più di un terzo della sua esistenza. In una sola di queste occasioni − la Seconda Guerra Mondiale – era in pericolo direttamente la sua sicurezza nazionale.

Per comprenderne il motivo, si deve capire che non basta l’isolamento a rendere sicuro il paese.

Le esportazioni, in particolare di materie prime, sono essenziali per l’Australia, per finanziare l’importazione di prodotti industriali e di servizi che il paese non può produrre da sé. Senza commercio, l’Australia non può sostenere l’attuale livello di sviluppo. Ed ecco il suo problema strategico: per sostenere l’economia deve commerciare e, data la sua posizione, il suo commercio è necessariamente sui mari. Ma la popolazione poco numerosa e la collocazione geografica non permettono all’Australia di garantire da sola la sicurezza delle proprie rotte marittime. Pertanto, l’Australia deve affrontare due problemi: essere competitiva sui mercati mondiali per continuare a esportare, e garantire che le merci raggiungano i mercati di destinazione. L’interruzione delle rotte marittime minerebbe le fondamenta stesse dell’economia australiana. Questo significa che la posizione australiana deve necessariamente allinearsi a quella della principale potenza marittima mondiale. Nella prima parte della storia dell’Australia, questa è stata la Gran Bretagna, in seguito si è trattato degli Stati Uniti.

Cosa ancora più complicata, l’Australia deve convincere le grandi potenze marittime a proteggere i suoi interessi. Se, per esempio, il percorso per trasportare merci deve attraversare stretti marini su cui l’Australia non ha influenza e che non sono di alcun interesse per la potenza dominante,  l’Australia deve convincerla a garantire l’apertura di quella via. Ma non bastano rapporti amichevoli per ottenere una cosa del genere; l’Australia deve poter influenzare il comportamento della potenza dominante rendendola dipendente da qualche cosa che può offrirle o negarle. 

Come creare una dipendenza?

Le potenze marittime globali sono continuamente coinvolte in conflitti, perché interessi globali accrescono le probabilità di attrito e generano paura. Pertanto tali potenze sono sempre in cerca di alleati, per motivi sia politici, per creare strutture per gestire pacificamente il potere, sia militari, per aver forze, basi e risorse supplementari. Una nazione che è in grado di contribuire alle guerre della potenza globale può ottenere concessioni e garanzie. Ecco perché in Corea, Vietnam, Afghanistan e Iraq l’Australia ha preso parte alla guerra anche se la salvaguardia della sicurezza nazionale non lo richiedeva. La partecipazione non era dettata da motivazioni ideologiche, ma dalla necessità di rendere gli Stati Uniti dipendenti dall’Australia, in modo che, a loro volta, gli Stati Uniti fossero indotti a garantire gli interessi australiani.

Ci sono poi stati conflitti, come quelli mondiali, che hanno rappresentato tentativi di rovesciare l’ordine globale esistente per sostituirlo con uno diverso, e per l’Australia si trattava di una situazione dalle conseguenze imprevedibili e potenzialmente pericolose. La sua partecipazione a quelle guerre era dunque in parte legata alla volontà di preservare un sistema internazionale che serviva i suoi interessi.

L’Australia è stata tentata dall’idea di allontanarsi dalla potenza globale di turno e avvicinarsi invece ai clienti, in particolar modo quando gli Stati Uniti hanno sostituito la Gran Bretagna come potenza marittima globale. In quel periodo, dato l’incremento dell’attività economica in Asia e il conseguente aumento della domanda di materie prime australiane, il Giappone prima e la Cina poi sono diventati i principali clienti dell’Australia. L’alternativa australiana era rompere o limitare i legami con gli Stati Uniti e basare sempre più la propria sicurezza nazionale sull’alleanza con il Giappone o con la Cina.

Questa strategia è apparentemente efficace. I rapporti economici si basano sulla capacità del cliente di acquistare, che a sua volta dipende dal ciclo economico, dalla stabilità politica e così via. Una strategia che crei un rapporto esclusivo con un solo paese è destinata a rivelarsi insoddisfacente. Inoltre a prescindere dal numero di paesi coi quali l’Australia può commerciare, deve comunque usare le rotte marittime e queste continuano a esser controllate dagli Stati Uniti. Ecco perché ha privilegiato il rapporto con la Gran Bretagna prima e con gli Stati Uniti poi, piuttosto che dedicarsi a un singolo cliente o a una sola regione.

Anche se appare sicura, l’Australia si trova in realtà in una situazione ad alto rischio. Per l’Australia è di vitale importanza aumentare i rapporti economici con gli Stati Uniti per equilibrare la dipendenza dall’Asia, partecipare alle guerre americane per aver garanzie sulle rotte marittime e creare forze regionali in grado di gestire gli eventi nelle zone vicine, dalle isole Salomone all’arcipelago indonesiano. 

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