Terrorismo
contro i paesi del Golfo?

12/06/2012

Numerosi episodi incendiari si sono verificati nei paesi del Golfo Persico da fine maggio in poi. In Qatar sono andati a fuoco il college aeronautico, una scuola femminile e il mercato Souq Waqif, in Bahrain in due giorni sono state bruciate 17 automobili.

Secondo il governo gli episodi non sarebbero riconducibili ad atti di terrorismo, ma fonti non ufficiali sostengono crede che si tratta di incendi dolosi. Non è un caso che un cittadino sciita libanese sia stato arrestato per l’accaduto. È probabile che si tratti di episodi intimidatori orchestrati dall’Iran e dai suoi alleati contro i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che riforniscono i ribelli siriani di armi e munizioni. Si tratta di un tipo di reazione frequente nella regione. Anche Ankara, recentemente schieratasi dalla parte dei ribelli siriani, è convinta che Damasco per reazione offra armi e appoggio logistico al PKK curdo per lanciare attacchi contro la Turchia. 

Peraltro Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) di recente ha espulso 1.000 sciiti libanesi, che secondo notizie giornalistiche sarebbero stati costretti a firmare confessioni in cui si dichiaravano sostenitori di Hezbollah e responsabili di violazioni della sicurezza nazionale.

Iran ed Emirati Arabi Uniti intrattengono solidi legami commerciali, ma sono anche impegnati in un conflitto a bassa intensità per il controllo di tre isole del golfo Persico – Abu Musa e le due isole Tunb (mappa a lato) – che dominano la rotta delle petroliere.

Secondo le statistiche ufficiali negli EAU vivono e lavorano oltre 400.000 iraniani e 100.000 sciiti libanesi; quindi Abu Dhabi preferisce evitare scontri aperti, tende a minimizzare ufficialmente l’accaduto.

I paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), in particolar modo il Qatar, temono l’espansionismo iraniano nella regione, specialmente dopo che l’Iraq è finito nell’orbita di influenza iraniana, dopo il ritiro degli americani. Per questo aiutano apertamente i ribelli siriani per far capitolare Assad e rimpiazzarlo con un regime sunnita che frenerebbe l’espansionismo iraniano.

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