La geopolitica
del Caucaso

02/07/2012

Le regioni montuose sono svantaggiate per due ragioni:

1.     sono prive di fiumi che agevolino i trasporti e il commercio;

2.     non hanno abbastanza terre fertili per sfamare una popolazione numerosa.

Per questo sulle montagne spesso abitano comunità povere e isolate, incapaci di influenzare gli eventi globali. L’Iran è l’unico caso al mondo di un paese montuoso che ha saputo assurgere al ruolo di grande potenza.

Le montagne però offrono ottime opportunità di difesa: è molto più facile nascondersi e sfuggire a un invasore su pendici scoscese piuttosto che in una pianura aperta. L’invasore fatica a penetrare le regioni montuose, se vuole dominarle deve dedicare grandi risorse per costruire le infrastrutture di trasporto necessarie all’esercito.

Sovente i grandi imperi si espandono fino alle montagne per frapporre barriere naturali fra sé e gli eventuali nemici, ma non dedicano né tempo né risorse per  addentrarvisi.  

I popoli di montagna presentano una geopolitica particolare: sono spesso in competizione fra loro per le scarse risorse, e talora devono difendersi anche dai nemici esterni. 

Il Caucaso è un esempio significativo. La parte occidentale del Caucaso Maggiore ha montagne molto alte – superiori ai 5000 metri – che intercettano le nubi e raccolgono le precipitazioni. Per questo le valli ai piedi dei monti hanno un clima umido subtropicale e un livello di precipitazioni 10 volte superiore a quello del versante orientale. La terra è fertile, ma frammentata  da numerosi torrenti che creano una miriade di valli, specialmente sul versante sud.  

Questa frammentazione ha favorito lo sviluppo di molti gruppi distinti che – come Abcasi e Osseti – resistono tenacemente al controllo georgiano. Sul versante orientale invece i fiumi scarseggiano e l’unica regione ospitale è l’enclave montuosa del Nagorno-Karabakh, dove vive una comunità armena che si oppone alle mire espansionistiche dell’Azerbaigian.

A nord del Grande Caucaso il terreno diventa pianeggiante e asciutto e  forma la steppa eurasiatica  –  patria natale dei Russi e, prima di loro, dei Mongoli e dei loro discendenti.  ll Caucaso Minore invece è molto più basso, e digrada a sud fino ai monti Zagros e ai monti Elburz, controllati dai Persiani.

La pianura sul Mar Caspio è molto più vasta e accessibile di quella sul Mar Nero, ed è quindi più appetibile per le mire espansionistiche delle potenze regionali.

A sudovest si trova l’altipiano armeno. La maggior parte della popolazione vive nel corridoio Zangezur (vedi mappa), una valle pianeggiante e fertile circondata da terreni inospitali e aridi, all’incrocio fra il Caucaso Meridionale, l’altipiano anatolico e i monti Zagros. È una regione strategicamente importante: è essere ricca e fertile, e chiunque controlli questo corridoio può estendere la propria influenza in Anatolia, nel Caucaso e in Iran. Attualmente questo lembo di terra è diviso fra più paesi: l’Armenia controlla la parte nordorientale, che ha terreno più morbido e facile da arare; la parte nordoccidentale, vicino al monte Ararat, è dei Turchi; la parte sudoccidentale appartiene all’Iran. A sudest invece c’è l’enclave azera di Naxcivan. 

L’importanza strategica del Naxcivan.

Pur essendo un’enclave azera, il Naxcivan non confina con l’Azerbaigian ma è schiacciato fra Armenia, Iran e Turchia (mappa). È la regione strategicamente più importante del Caucaso.

Circa 2000 anni fa apparteneva al Regno Armeno, ma poi è passato sotto il controllo di varie potenze che ne hanno influenzato cultura e tradizioni. L’Azerbaigian controlla la regione dai primi anni ’90 e ha costretto alla fuga praticamente tutti gli Armeni - che all’inizio del 1900 rappresentavano il 50% della popolazione contro l’1% attuale.

L’Armenia attribuisce un valore simbolico a questa regione: gli Armeni credono di essere i discendenti di Noè, approdato sulle pendici dell’Ararat – ora in Turchia – dopo il diluvio universale. Secondo la leggenda Noé fondò il Naxcivan, da cui ebbe origine il popolo armeno.

Negli ultimi mille anni questa regione è stata controllata dai Turchi Ottomani o dai Persiani e, in epoca più recente, dai Russi, che si servono dell’amicizia con gli Armeni per esercitare influenza nella regione.

Dopo la prima guerra mondiale il Naxcivan fu annesso all’URSS. Stalin era solito ridisegnare i confini per rendere più deboli le repubbliche sovietiche ed evitare che chiedessero l’indipendenza. All’inizio degli anni ’20 la neonata Turchia, che aveva appena ripreso il controllo del territorio dopo anni di guerra, fu costretta a rinunciare a quella porzione di Caucaso che in passato faceva parte dell’Impero Ottomano, ma chiese a Mosca di non permettere agli Armeni di prendere il controllo del Naxcivan. Stalin non voleva scontrarsi con Ankara e accettò, affidandone il controllo alla Repubblica Sovietica dell’Azerbaigian.

Dopo il crollo dell’URSS la regione si infiammò: Armenia e Azerbaigian si scontrarono per il controllo del Nagorno-Karabakh, che divenne armeno. Il conflitto si estese anche al Naxcivan che, potendo contare sugli arsenali e sulle fortificazioni costruite dai Sovietici nei decenni precedenti, riuscì a frenare l’avanzata dell’esercito armeno – senza contare che il governo turco minacciò di entrare in guerra a fianco dell’Azerbaigian se l’Armenia si fosse impossessata del Naxcivan.

Una regione instabile?

Il Naxcivan – e il corridoio Zangezur in generale – attualmente stanno vivendo un periodo di calma.  I Turchi non si sentono ancora tanto forti da tentare l’espansione, e al momento hanno altro cui pensare – dalla Primavera Araba ai delicati rapporti con l’UE. L’Iran invece è concentrato a bloccare le azioni degli USA in Iraq e nel Golfo Persico, e non ha interesse a espandersi nel Caucaso. Anche i Russi al momento sono soddisfatti: potendo contare sull’alleanza con l’Armenia, dove sono di stanza 5.000 soldati, possono controllare la situazione e proteggersi da eventuali rischi.

L’unico attore scontento nella regione è l’Azerbaigian: Baku crede che USA e Turchia, con cui intrattiene ottimi rapporti, non stiano facendo abbastanza per risolvere il conflitto del Nagorno-Karabakh. Grazie alle sue grandi risorse energetiche (petrolio e gas) l’Azerbaigian ha potuto aumentare le spese militari fino a otto volte quelle dell’Armenia. In caso di conflitto tenterebbe di aprirsi un corridoio verso il Naxcivan, patria del clan Aliyev attualmente al potere. Considerata l’intricata rete di relazioni nella regione, una minima scintilla potrebbe portare a un’escalation imprevedibile; per questo probabilmente l’Azerbaigian eviterà mosse avventate per alterare lo status quo. 

A cura di Davide Meinero

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